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Il vice premier si limita a un «Inqualificabile»

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Si scaglia contro la conferenza di Teheran che rinnega l'Olocausto. In Italia, il ministro degli Esteri Massimo D'Alema liquida la polemica con poche parole: «una cosa inqualificabile». Al ministro basta un commento breve per descrivere la due giorni in cui si sono moltiplicate aberranti tesi negazioniste. E sull'Iran nessun monito, nessuna annotazione. A dimostrazione dello scarso peso dato dal vice premier al congresso, sono arrivate da Bruxelles le parole del vicepresidente della commissione europea Franco Frattini. «Voglio esprimere pubblicamente il mio shock e la mia indignazione — spiega Frattini — Di fronte a simili eventi voglio affermare la mia condanna di qualsiasi tentativo di negare, banalizzare o sminuire la Shoah, i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità. Respingo con chiarezza — continua — queste visioni che, in totale disprezzo dei fatti stabiliti storicamente, costituiscono un affronto inaccetabile non solo alle vittime della tragedia e dei loro discendenti, ma anche all'intero mondo democratico». Duro anche il presidente dell'Unione interparlamentare Pier Ferdinando Casini: «È stato un affronto alla coscienza degli uomini. È stata una conferenza scioccante, inaccetabile, assurda: l'unico suo effetto sarà quello di ricordare a tutti noi l'imperativo etico di contrastare il razzismo e l'antisemitismo». Ma la perfetta rappresentazione della folle iniziativa del presidente iraniano la dà il sottosegretario di Stato agli Affari Esteri, Gianni Vernetti: «La conferenza e i deliranti proclami antisemiti di Ahmadinejad ci ricordano che l'Iran rappresenta una minaccia in tutto il Medioriente che purtroppo va presa molto seriamente. Il mondo civile non può tacere davanti a simili provocazioni». D'Alema, dunque, si è distinto agli occhi del mondo esternando le sue sensazioni «come fossero solamente un atto dovuto», afferma l'ex sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica. Esternazioni, che giungono nel giorno in cui Mahmud Ahmadinejad, che ieri ha chiuso la conferenza di Teheran, si veste ancora una volta da profeta e preannuncia «l'imminente distruzione dello stato d'Israele. Nel regime sionista è in corso una parabola discendente, e verrà spazzato via come è successo per l'Unione Sovietica». E l'Italia che governa resta in silenzio. Poco se messo a confronto alle parole del primo ministro britannico Tony Blair che ha definito il tutto «incredibilmente scioccante. È molto chiaro — continua Blair — che l'Iran rappresenta una significativa minaccia strategica. Quali altre prove ci vogliono per dimostrare che quel regime è estremo?». La stessa Germania, che porta sulle spalle il fardello dello sterminio di milioni di esseri umani, biasima l'iniziativa del presidente iraniano. «Respingiamo nei termini più netti la conferenza tenuta in Iran — ammonisce il cancelliere tedesco Angela Merkel — La Germania non accetterà mai che si neghi la Shoah, e userà tutti i mezzi a sua disposizione per opporsi». La Merkel, ieri, ha parlato al fianco del premier israeliano Ehud Olmert che riferendosi all'Iran ha lanciato l'allarme rosso «per un pericolo che l'Occidente intero sta correndo». Dall'altra parte del mondo anche la Casa Bianca consegna la sua condanna. «Mentre si celebra la Settimana dei Diritti Umani il regime iraniano cerca perversamente di mettere in dubbio la base storica di queste atrocità e cerca di costruire una piattaforma di odio». In Francia, invece, ci pensa l'omonimo di D'Alema a unirsi alla generale riprovazione per la conferenza: «Assistiamo al riemergere di idee revisioniste — dichiara Philippe Douste-Blazy — che sono semplicemente inaccetabili». L'ondata di indignazione, in Italia, è stata raccolta da una mozione di condanna nei confronti della conferenza di Teheran, ed è stata presentata ieri alla Camera dai deputati repubblicani Giorgio La Malfa e Francesco Nucara. Ora, il governo italiano, dovrà dimostrare all'Iran la profonda riprovazione per l'avallo e l'incoraggiamento alle tesi negazioniste destinate ad alimentare l'antisemitismo e l'odio vers

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