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De Gregorio (Inm) non voterà la fiducia

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Rossi incerto dopo un incontro con il governo

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Ma mai come stavolta nel centrosinistra c'è preoccupazione su come si arriverà al voto finale di palazzo Madama. Perché potrebbe davvero essere una corsa vinta sul filo di lana. Sergio De Gregorio, presidente della commissione Difesa e leader del Movimento Italiani nel Mondo ieri ha ribadito che non la voterà, mentre Fernando Rossi, ex Pdci e ora rappresentante dei Consumatori, sembra abbia ammorbidito il suo «no» dopo che ieri è stato chiamato a Palazzo Chigi. «Complessivamente l'incontro, a cui ha partecipato oltre a Chiti anche Pecoraro Scanio, non è andato male, anche perchè non è che mi aspettassi granché — ha spiegato — Mi hanno detto che i tempi sono ristretti per accogliere le mie richieste, ma non è mica colpa mia. Io l'incontro lo sollecitavo ormai da un mese». Nel dettaglio Rossi ha chiesto alcune cose che spostino l'asse della finanziaria dalla parte del cittadino. «Ad esempio ho chiesto che i fondi bancari dormienti siano utilizzati per i precari, per la solidarietà nei confronti di risparmiatori e di soci di cooperative che hanno perso il proprio capitale». Sergio De Gregorio invece lunedì aveva chiesto al governo di aumentare di almeno 600 milioni il budget previsto per il ministero della Difesa ma ieri mattina il sottosegretario Lorenzo Forcieri — che pure nei giorni scorsi si era associato al suo grido di allarme per le Forze Armate — gli ha spiegato che da Padoa Schioppa era arrivato un «no» secco. «A questo punto non posso votare la Manovra — ha replicato — Perderei la faccia davanti a militari e carabinieri». Ma anche con un Fernando Rossi «a metà» l'Unione non può dormire sonni tranquilli. La maggioranza potrebbe ancora finire «sotto» se De Gregorio scegliesse di votare con la Cdl invece di seguire una strada più soft e uscire dall'aula al momento della votazione. Così la scialuppa di salvataggio del governo saranno come al solito i sette senatori a vita, fino a oggi decisivi per mantenere in vita la maggioranza di Prodi a Palazzo Madama. Solo che stavolta anche tra di loro ci sono molte incertezze. Perplesso Sergio Pininfarina, ancora incerto Giulio Andreotti, assente nelle ultime sedute Rita Levi Montalcini. E nessuno scommette sul sì di Francesco Cossiga. L'ex presidente della Repubblica ha prima annunciato che avrebbe votato la fiducia: «Considero insieme agli operai, ai commercianti, agli artigiani e agli operatori delle Forze di Polizia, la legge finanziaria un pasticcio. Ma voterò a suo favore perché la mancata approvazione di essa getterebbe il Paese nel caos interno e sfregerebbe il volto europeo ed internazionale dell'Italia. E poi perché, con tutto il rispetto per l'amico Silvio Berlusconi, oggi come oggi non vi è una reale alternativa di governo con il pasticcio che affatica la traballante Casa delle Libertà. Perciò voterò a favore della legge finanziaria». Poi però ha annunciato che voterà no se nel maxiemendamento verrà reinserita la disposizione che equiparava le coppie sposate alle coppie di fatto sulle successioni. «Non penso che adesso il Governo voglia restaurare questa disposizione comprendendola nel maxiemendamento — ha spiegato — In questo caso, però, io voterò contro la legge finanziaria ancorchè su di essa sia posta la fiducia».

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