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Con Prodi meno dicasteri, ma più spese

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I 10 ministeri senza portafoglio della Cdl costavano meno degli 8 attuali

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Infatti nella relazione sulle coperture finanziarie alle leggi varate la Corte ha indicato elementi di criticità nella gestione di Palazzo Chigi. E l'attenzione non poteva non cadere sui dicasteri senza portafoglio, cioè senza una propria contabilità e che ricadono sotto la responsabilità finanziaria di Palazzo Chigi. In effetti ormai si tratta quasi di un'usanza, che dalla Prima è passata alla Seconda Repubblica, rappresentando però con l'andare del tempo un peso e un onore non indifferente per il bilancio statale. Tecnicamente i ministeri senza portafoglio sono quei dicasteri che svolgono funzioni di minima complessità operativa. Una circostanza che non deve sminuire la loro funzione visto che in molti casi affrontano tematiche delicate. Basta pensare ai ministeri per la Famiglia, per le Pari Opportunità o quello per le Politiche Giovanili che nel tempo si sono succeduti. In realtà però nella prassi politica i ministeri senza portafoglio sono diventati sempre più un'ottima riserva, o in alcuni casi un'utile collocazione a chi nella distribuzione di incarichi è rimasto fuori. Insomma un modo per accontentare gli esclusi evitando che fuori dalla compagine governativa possano agitare la navigazione del Governo. Prassi alla quale si sono attenuti sia Prodi che Berlusconi. Come detto il Governo Prodi II ha in carica ben otto ministri senza portafoglio, due in meno rispetto all'ultimo Esecutivo guidato da Berlusconi (Berlusconi III). Allora in tutto furono dieci, mentre nel Berlusconi II la soglia raggiunta fu di otto. Rispetto al passato governo l'Unione ha preferito eliminare due ministeri: quello degli Italiani nel Mondo, retto per tutta la Legislatura da Mirko Tremaglia, e quello per lo Sviluppo e coesione territoriale presente nel Governo Berlusconi II e che allora era guidato da Gianfranco Miccichè. Diversamente il centrosinistra ha realizzato due dicasteri nuovi di zecca: uno per la famiglia con a capo Rosy Bindi ed un altro quello per le Politiche giovanili ed attività sportive che è andato a Giovanna Meandri. Altra differenza rispetto al passato l'unificazione in un solo ministero di quello per le riforme e per i rapporti con il Parlamento, oggi sotto la responsabilità di Vannino Chiti. Invece nella scorsa Legislatura le cose andarono diversamente con Umberto Bossi e poi Roberto Calderoli al ministero delle Riforme e Carlo Giovanardi ai rapporti con il Parlamento. Infine rimangono confermati i ministeri delle Pari Opportunità, delle politiche comunitarie e degli affari regionali. Senza però dimenticare il ministero per l'Attuazione del programma, introdotto da Berlusconi dalla scorsa Legislatura, e ripreso anche dall'Unione. D. C.

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