Lo sfogo della vicepresidente della Commissione Affari sociali alla Camera
È preoccupato il tono della deputata Udc, Luisa Santolini: responsabile nel suo partito del settore Famiglia e politiche speciali e vicepresidente della Commissione Affari sociali. Parla dei nostri tempi come di un'apocalisse morale. E anche le coincidenze le danno manforte. Ieri pomeriggio è tornata in treno da Napoli a Roma. Contava di vedere il grande presepe allestito nel cuore della stazione Termini. E invece. «Sa cosa ho trovato? Un trenino con in vista la scritta grande dello sponsor. Una cosa di cattivo gusto. È il segno della decadenza». Ieri il Papa ha criticato proprio l'esclusione dei simboli religiosi dai luoghi pubblici. «Sì, e non ha parlato solo ai credenti cattolici, ma si è rivolto a tutti, per il bene dell'uomo. Benedetto XVI propone una visione dell'uomo globale. L'appello del Papa vale sempre». Allora che fare? «Resistere. Il Natale sta diventando una festa pagana. In Gran Bretagna adesso lo chiamano il carnevale d'inverno, tutto per non offendere le altre religioni. Mi sembra una rinuncia, un abdicare alle radici cristiane, a quello che ha fatto la civiltà occidentale. Si sta cedendo a chi urla di più». Proviamo ad andare oltre. «Bisogna partire dalle famiglie, dalla scuola. Questa è una deriva lunga, che viene da lontano. Io sono fiduciosa, ma bisogna darsi da fare. Il ministro dell'Istruzione Giusepppe Fioroni, per esempio, dica agli insegnanti di rifare il presepe nelle scuole. Andrebbe spiegato anche ai figli dei musulmani che vivono in un paese con una tradizione, una storia. Non credo che si offenderebbero. Il Natale è la festa della famiglia non delle coppie di fatto, bisognerebbe augurare che i papà e le mamme non si separassero. Questi bimbi non sono felici se non trovano il presepio, non sono migliori». La battaglia per i valori si fa anche in Parlamento. Qual è la sua? «Prima di tutto non bisogna pensare che un gruppetto di parlamentari radical-chic sia dominante. Il caso della fecodazione assistita ha dimostrato che c'è una maggioranza molto seria, trasversale. Spesso i parlamentari, invece, pensano all'economia, all'Udc, alla finanziaria, ai meta-problemi, trascurando questioni che riguardano i valori e le tradizioni. Bisogna essere più responsabili». Come fermerebbe questa frana etica di cui parla? «Con un patto sociale tra famiglia, scuola e mezzi di comunicazione per la difesa dei valori: ne bastano cinque-sei». Quali? «La religione (non necessariamente quella cattolica), cioè la religiosità, la forza di un popolo, la famiglia, l'appartenenza, l'identità di una nazione, dell'Europa, la virtù civica per essere cittadini e non sudditi di questo paese e quindi assumersi le proprie responsabilità». Secondo lei ce la farà l'Unione a trovare l'accordo sulle coppie di fatto? «Molti amici avranno modo di farsi sentire, di dissentire. E noi siamo pronti a sostenerli». Qual è la sua formula di coppia di fatto? «È un patto tra persone che deve essere regolamentato dal diritto privato e non dal diritto pubblico». Il coniuge che resta deve avere diritto alla successione dei beni, alla pensione di reversibilità? «Bisogna vedere se ci sono mogli o mariti precedenti, dei figli, non si può discutere con l'accetta. Bisogna mettersi attorno a un tavolo. Credo che l'Unione stia facendo delle cose che non sono legittimate neppure dal suo programma politico».