Il presidente di An dimentica Casini e cerca nuovi alleati

E invece rischia di diventare il fatto del giorno. Di più, quello della settimana. Se non addirittura l'evento di fine anno. Data: venerdì 15 dicembre. Luogo: la prima convention del nuovo partito «Italiani nel Mondo» al Palapartenope di Napoli. Protagonisti: Sergio De Gregorio, presidente di InM, nonché senatore eletto con Italia dei Valori, nominato presidente della commissione Difesa con i voti del centrodestra, portatore d'acqua a intermittenza della maggioranza, ma, per sua stessa ammissione, a lavoro sul dopo Prodi; Lamberto Dini, senatore eletto con l'Ulivo, molto critico verso il governo Prodi e molto interessato a eventuali prospettive bipartisan nel caso in cui il Professore cada; Gianfranco Fini, presidente di Alleanza Nazionale, non aprioristicamente contrario alle larghe intese, purché, ovviamente, siano tanto larghe da riguardare anche il suo partito. Ebbene, venerdì a Napoli De Gregorio conferirà a Dini e Fini il premio «Orgoglio italiano». La motivazione? Ecco come la spiega l'officiante della cerimonia: «Italiani nel Mondo vuole celebrare due politici benemeriti che hanno dimostrato grandi capacità nelle relazioni internazionali e che hanno onorato la nostra bandiera». Sarà. Ma la fissa di De Gregorio non è la notte degli Oscar, quanto quella di riannodare il dialogo tra i poli. Perché - come spiega lo stesso presidente della commissione Difesa - incassata la legge finanziaria, il governo penserà di essere più forte e la maggioranza di poter bastare a se stessa. Nulla di più sbagliato». Dichiara di lavorare al dopo Prodi, De Gregorio. E senza falsi pudori. È convinto che da gennaio la legislatura abbia sì bisogno di un rilancio, di una fase due. Ma senza il Professore: «S'è fatto prevaricare dalla sinistra radicale. Il dibattito di questi giorni sulle coppie di fatto lo testimonia. Rappresento un movimento che si rivolge ai nostri connazionali nel mondo. Persone che condividono le nostre radici culturale. La nostra tradizione cattolica. Ebbene, come glielo spiego quello che succede in Italia?». Meglio sfasciare. E ricominciare. Come? Magari mettendo su una rete di volenterosi dell'inciucio. Sia chiaro, per il bene del Paese. Già. Ma perché invitare Fini e non Berlusconi? De Gregorio condivide assidue frequentazioni con il Cavaliere. Hanno un ottimo rapporto personale. E si dice «intimamente convinto che se avessi invitato il leader del centrodestra a Napoli, avrebbe fatto di tutto per venire. Ma così avrei dato una connotazione eccessivamente di parte alla manifestazione del mio movimento». Insomma, il Cavaliere ci sarà. Ma solo col pensiero. Dini e Fini invece hanno già dato conferma. L'inedito asse dunque vedrà la luce. D'altronde, il senatore napoletano ha coltivato un buon rapporto di sintonia anche l'ex ministro degli Esteri. Specie quando s'è parlato di fondi per le forze di polizia e l'esercito. Una battaglia che vede Alleanza nazionale e De Gregorio in trincea, insieme. «In finanziaria non ci saranno stanziamenti adeguati per il comparto difesa. È una vicenda che, lo so, imbarazza il ministro Parisi, il segretario dei Ds Fassino e altri nel centrosinistra almeno quanto me. Ma, anche in questo caso, Prodi s'è piegato alla logica della sinistra radicale». La prossima settimana il presidente della commissione Difesa terrà una conferenza stampa con i partiti di centrodestra per denunciare il fatto. Voterà contro la finanziaria. «Un sacrificio costoso - spiega - ma inutile». La manovra, infatti, passerà lo stesso.