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I nodi del centrosinistra

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Il Professore ringrazia, riconosce che il Pse è la principale famiglia riformista europea«, ma ammette che in Italia il cantiere del Partito democratico è aperto, e che alla fine si arriverà sul nodo della collocazione europea «a una decisione univoca e condivisa». Il progetto politico italiano irrompe nella sessione plenaria del VII Congresso del Pse. Quindi, a dargli credibilità e sostegno non tocca a Fassino ma, piuttosto, al presidente Rasmussen che sceglie il suo primo discorso, dopo la riconferma alla guida del Pse, per tirare affettuosamente la giacca a Romano Prodi accolto dai leader socialisti come uno di famiglia. «Tu Romano dici sempre che sei "un democratico che crede nel sociale". Io stesso sono un socialista e un democratico. Dalle due parole nasce socialdemocratico. Caro Romano, unisciti a noi», sprona il presidente del Pse. Purtroppo la conclusione non è così semplice in Italia ed infatti la Margherita da Roma suona subito il campanello d'allarme: «La sfida è costruire uno spazio politico davvero nuovo. E non certo aderire ad un nobile e vecchio club», ha avvertito il diellino Renzo Lusetti, sintetizzando il pensiero di Francesco Rutelli e, con lui, il coordinatore Antonello Soro ha ricordato a chi sta ad Oporto: «l'idea che abbiamo non è quella di un'adesione al Pse». La fibrillazione dalla città eterna arriva al congresso del Pse. Il leader della Quercia Fassino che, per tutta la giornata sta al fianco di Prodi sembra non scomporsi. Preferendo ribadire il suo personale risultato di mesi di lavoro: «Non credo servano diktat o giudizi perentori. Non decideremo qui ma in Italia la collocazione europea. Ma non è indifferente sapere che la più grande famiglia riformista europea apprezza il nostro progetto ed intende accompagnarlo». E ancora una volta tocca al premier italiano mediare e riconoscere il lavoro della Quercia senza però sbilanciarsi. Prodi ringrazia «Poul per il pieno sostegno e la fiducia verso il Pd che è un obiettivo che serve all'Italia e all'Europa», ma ammette che il cammino va fatto passo dopo passo: «Noi vogliamo - ha affermato Prodi davanti ai trecento delegati socialisti - allargare il campo delle forze riformiste e progressiste. Intendiamo proseguire con determinazione anche se con la gradualità, la flessibilità ed i tempi necessari«. Perchè, è la ricetta del Professore, »la discussione è il nostro metodo e attraverso la discussione arriveremo ad una decisione univoca e condivisa». E quindi, in attesa che la discussione porti i suoi frutti, il premier al momento della foto di famiglia con tutti i leader socialisti si colloca tra il democratico Usa Howard Dean e il socialista Jacques Delors: «Ti ho visto bene», scherza dopo uno dei delegati italiani. «Hai visto? mi sono messo tra Dean e Delors», ribatte il Professore.

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