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Tajani (FI): «L'esito

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elettorale dipende da quei seggi»

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La Giunta per le elezioni del Senato riconterà le schede (circa 700mila) votate in sette Regioni italiane. La Camera sarebbe pronta a fare altrettanto. Ma nessuno sembra preoccupato da quello che, per molti giorni, è stato il vero «tormentone» delle elezioni di aprile: il voto degli italiani all'estero. Furono in molti nelle file della Cdl (compreso il ministro per Italiani nel mondo Mirko Tremaglia) a denunciare le «gravi irregolarità» che si erano verificate. I giornali ne parlarono per un po', ma poi la polemica si spense lentamente. Oggi, davanti alla decisione del Senato, c'è chi torna a chiedere a gran voce controlli su quei dati. Come Antonio Tajani che lo scorso 21 aprile presentò, assieme ai colleghi del gruppo europeo di Forza Italia, un esposto alla Procura della Repubblica di Roma nel quale denunciava episodi «singolari» che si erano verificati in quei giorni. «Il Parlamento faccia luce, assieme alla magistratura, sul voto degli italiani all'estero - rilancia -. Senza questo controllo non si potrà realmente capire cosa è accaduto in occasione della ultime politiche. In parecchi casi la legge è stata violata, per colpa o per dolo, come dimostrano tante circostanziate denunce ed il dossier consegnato alla procura della Repubblica di Roma dal gruppo europeo di Forza Italia. La magistratura ha già avviato le prime rogatorie internazionali in Belgio e Canada. Evidentemente, anche a Palazzo di Giustizia, si sente puzza di bruciato». E in effetti, sfogliando il dossier degli eurodeputati azzurri, i fatti non mancano. Come la denuncia presentata da Emiddio Bulla che segnala tutta una serie di irregolarità nello scrutinio avvenuto presso Castelnuovo di Porto. Tra queste spicca una discrepanza di 10mila voti (discrepanza confermata implicitamente anche dall'Ufficio centrale della Circoscrizione Estero) tra le schede inviate dai consolati svizzeri, quindi votate, e quelle effettivamente scrutinate. C'è poi l'atto notarile redatto il 7 aprile 2006 a Buenos Aires da Sangregorio Valeria Cynthia, mandataria elettorale del capolista del partito politico Usei, nel quale si denuncia, anche attraverso un'ampia documentazione fotografica, il mancato ritiro di un'urna contenente schede votate che doveva essere inviata in Italia per lo scrutinio. Ma non finisce qui. L'Associazione Clubs Unity di New York, ad esempio, aveva segnalato al consolato italiano, in data 18 aprile, una serie di irregolarità come il fatto che molte schede elettorali, inviate a persone decedute, erano state comunque votate dai parenti. Non mancano neanche i casi di «pubblicità illegale». I signori Rizzo, residenti nelle Azzorre, si sono visti recapitare, nella busta contenente la documentazione per votare, volantini di Prodi. Stessa sorte è toccata è toccata a Fabrizio D'Antiochia, residente a Bruxelles, e alla signora Poni Poselli in Australia. E c'è anche chi, come il console generale d'Italia a San Francisco Roberto Falaschi, il 13 aprile comunica al ministero degli Esteri che ben 1190 plichi elettorali non sono stati spediti a cittadini con diritto di voto per «un errore materiale» del personale addetto alla spedizione. Per avere un quadro completo, però, basterebbe leggere l'inchiesta pubblicata in quei giorni dal settimanale Tempi (e allegata al dossier). Nell'inchiesta il giornalista Rodolfo Casadei intervista numerosi cittadini italiani residenti all'estero che sono stati testimoni diretti di irregolarità. Si va dalle schede non spediti a quelle rubate, fino ai patronati che fanno votare per l'Unione. Insomma una vera e propria carrellata di comportamenti a dir poco «singolari». Chiudiamo la lunga lista di fatti (il dossier degli azzurri che contiene anche altri) con un nome, quello di Sebastiano Scanderebeg. Il signor Scanderebeg è diventato famoso per aver denunciato (prima in forma anonima a Striscia la Notizia e poi pubblica al telegiornale lussemburghese Rtl) una vera e propria compravendi

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