La Cdl insiste: «Controlli anche alla Camera»
La Cdl insiste e chiede una verifica a 360 gradi dei voti del 9 aprile. Il presidente della Giunta di Montecitorio Donato Bruno (FI) cerca però di rasserenare gli animi. «La maggioranza si è già espressa a favore di questo controllo - dichiara - e la prossima settimana ci riuniremo per fare il punto». «La procedura rispetto a Palazzo Madama però - puntualizza - è diversa. Così prima di ricontare schede bianche, nulle, contestate e campioni di voti validi, come stabilito dalla Camera Alta, si dovranno ultimare le relazioni circoscrizionali: una "pratica" che si potrebbe "archiviare" già tra martedì e giovedì prossimo». Addentrarsi di nuovo sul terreno spinato della «riconta», però, non sarà semplice. Soprattutto al Senato. Il problema infatti, spiega Stefano Ceccanti, professore di Diritto costituzionale a La Sapienza, è il sistema elettorale con il premio di maggioranza «che di fatto drammatizza il controllo di voti perché basta che ci sia stato un errore su un pugno di schede che si spostano decine e decine di seggi». Se la questione è «delicata» a Palazzo Madama, è senz'altro più complicata a Montecitorio. Per il Senato infatti si dovranno ricontare i voti «solo» in sette regioni (anche se secondo il costituzionalista Paolo Armaroli «basterebbe rivedere solo quelli di Lazio e Campania»), mentre per la Camera la «riconta» sarebbe per forza a livello nazionale. Si tratterebbe cioè di mettere in piedi il più imponente riesame di voti dopo la proclamazione degli eletti mai realizzato nella storia repubblicana. Che se dovesse essere realizzato rivedendo le schede «una ad una» come chiedono a gran voce An e FI, «ci vorrebbero almeno due legislature», ironizza Bruno. La Giunta di Montecitorio infatti potrebbe riesaminare le schede a campione. «Solo quelle bianche — spiega Maria Cristina Perugia (Prc) - sono circa 700mila, e ci vorrebbe non meno di un anno per controllarle tutte». Così lancia una proposta: chiedere a professori di statistica di individuare dei campioni davvero rappresentativi della situazione. Una proposta che dovrà essere discussa in giunta già la prossima settimana. Se la Cdl continua a chiedere «controlli seri», soprattutto sui voti degli italiani all'estero, la maggioranza non alza barricate. Anzi. Il presidente della Camera Fausto Bertinotti, ad esempio, pur ribadendo la legittimità del risultato, non vede nulla di strano sulla richiesta di approfondimenti. E i ministri Bindi e Gentiloni dicono chiaro e tondo che un riconteggio non li spaventa affatto. Anche il capogruppo dell'Ulivo al Senato Anna Finocchiaro è categorica: «La decisione della Giunta di ripassare al setaccio i voti non è stata certo presa solo per merito della Cdl!»