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Il parere dei costituzionalisti

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«Il Parlamento non è un giudice terzo»Armaroli, Onida e Ceccanti d'accordo: «Modificare l'art. 66 della Costituzione»

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Per il resto, i tre costituzionalisti Valerio Onida, Stefano Ceccanti e Paolo Armaroli la pensano in modo diverso soprattutto per quanto riguarda la decisione della Giunta delle elezioni del Senato di ricontare schede bianche, nulle e contestate, oltre a un campione dei voti validi. Per l'ex presidente della Consulta Valerio Onida non ci sono dubbi: «L'articolo 66 oggi appare inadeguato perché le Camere non sono più un giudice terzo». Come potrebbe essere ad esempio la Corte Costituzionale. E su questo è d'accordo anche il professore di Diritto costituzionale italiano e comparato alla Sapienza Stefano Ceccanti, che ricorda come «l'articolo 66, uno dei più infelici della Costituzione, trae origine da quando i Parlamenti, composti sostanzialmente da borghesi, dovevano difendersi dall'esecutivo che era rappresentato dal Re». Ma da allora, incalza il professore di diritto pubblico comparato all'Università di Genova Paolo Armaroli, di acqua ne è passata sotto i ponti. Così «non ha davvero più senso» continuare a mantenere questa norma costituzionale. Meglio sarebbe quindi, ribadisce Onida, «dare questo compito alla Consulta». O altrimenti, suggeriscono prima Ceccanti e poi Armaroli, «si potrebbe lasciare la competenza alle Camere, ma prevedere come avviene in Germania, «la possibilità di presentare ricorso alla Corte Costituzionale». Che invece in Francia è l'unica a poter dire l'ultima parola sulle elezioni. Per il resto, la decisione di ieri della Giunta del Senato di ricontare le schede lascia perplesso Ceccanti, mentre raccoglie il plauso di Armaroli. Onida invece ha un timore: che un precedente del genere possa di fatto «indebolire» e rendere più soggetto a critiche il sistema istituzionale predisposto al controllo dei voti.

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