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Il leader dei teodem

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Carra (Margherita): «Nessuno vuole distruggere la famiglia»

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Enzo Carra deputato della Margherita fa chiarezza sulla delicata questione dei pacs. Come si è arrivati a questo ordine del giorno? «L'ordine del giorno rappresenta il superamento di un emendamento presentato dal governo che sarebbe stato molto pericoloso per la maggioranza». In che senso pericoloso? «L'emendamento presentato dal governo avrebbe portato a una disciplina dei pacs nella maniera che per noi era più avventurosa e pericolosa per la legislazione italiana. L'emendamento, ora ritirato, diceva che in tema di successioni per i conviventi ci sarebbe stata la stessa normativa fiscale di quella prevista per le coppie regolarmente sposate. Poichè i conviventi non hanno una regolamentazione legislativa il passaggio successivo sarebbe stato che il fisco che era tenuto a agevolare i conviventi, avrebbe chiesto per costoro una normativa diversa. Quindi saremmo arrivati ai pacs per via fiscale. Ci sarebbe stata una legislazione imposta dall'emergenza fiscale». Quindi l'ordine del giorno nasce per evitare un male peggiore? «I senatori teodem della Margherita non avrebbero votato quell'emendamento. Per superare l'impasse è stato studiato un ordine del giorno che rimanda a una regolamentazione dei contratti di convivenza come riconoscimento dei diritti individuali». Lei deve ammettere che si tratta di un terreno scivoloso per i cattolici. «Noi parliano di diritti individuali non di famiglia, sono due cose diverse. L'ordine del giorno richiama l'articolo 2 della Costituzione quello appunto che riconosce i diritti individuali mentre l'articolo 29 disciplina la famiglia. Quindi l'ordine del giorno si riferisce all'articolo 2 della Costituzione e non ha attinenza con i diritti della famiglia. La Costituzione definisce i diritti dell'individuo e quelli di ciascuno in quanto facente parte della famiglia. Ci sono tante persone che convivono e hanno diritto a essere iscritti all'anagrafe e ad avere delle garanzie. Quello delle convivenze è un fenomeno nuovo e va regolamentato». Così non è a rischio il matrimonio, la famiglia tradizionale? «Noi non vogliamo considerare le convivenze come un piccolo matrimonio. La legislazione che dovrà preparare il governo va studiata con tutte le garanzie posibili ma non assimilando le unioni di fatto al matrimonio». Questo ordine del giorno e la legge che ne seguirà non potrebbero fare da apripista a una normativa alla Zapatero? «Ora ragioniamo su quello che abbiamo senza fare fughe in avanti. Il grande risultato è che è stata sconfitta la linea oltranzista che voleva un emendamento fiscale per i pacs. Sappiamo che ci sono forze nel centrosinistra ma anche nel centrodestra che vogliono arrivare a una equiparazione delle coppie di fatto alla famiglia ma questa linea non è maggioritaria nella società italiana nè lo è nella maggioranza di governo. Ma siccome siamo in democrazia, noi pensiamo che la famiglia debba rimanere legata al vincolo del matrimonio poi però ognuno può pensarla come vuole».

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