Il primo a corteggiarlo è stato Berlusconi. Ora tocca ad Amato. Ma lui vuol fare il premier
Per Luca di Montezemolo, presidente della Confindustria, l'investitura sta arrivando proprio dalla politica. Il viatico è arrivato ieri dal ministro dell'Interno Giuliano Amato. L'occasione è stata l'inaugurazione dell'anno accademico della Scuola Superiore di Polizia. Montezemolo nel suo intervento ha usato toni da politico ma soprattutto ha dato voce al malessere di quanti nel centrosinistra si sentono in ostaggio dei diktat della sinistra radicale. Il presidente della Confindustria ha sottolineato che i «niet» di certi esponenti della sinistra al governo, frenano la già faticosa rincorsa verso la crescita economica e l'ammodernamento del Paese. Sarebbero invece necessarie «scelte coraggiose» per vincere le sfide del futuro. Un discorso che deve essere piaciuto in modo particolare a Amato che con tono scherzoso gli ha lanciato un amo. «sarebbe un eccellente ministro a cui assegnare l'organizzazione dei nostri apparati anche se forse da grande lui vuole fare il presidente del Consiglio». E poi facendo riferimento alle presidenze di Fiat e Ferrari ha sottolineato che «ha dimostrato capacità di capire come funziona una macchina che gli era stata affidata quando non funzionava». Non solo. Il corteggiamento di Amato non finisce qui. Il responsabile del Viminale ha elogiato la capacità di Montezemolo «di mettere insieme uomini e donne diversi e trasformarli in una squadra. Una qualità rarà, invidiabile, di cui ha bisogno lo Stato». Poi Amato abbandonando la sua tradizionale riservatezza si è sbottonato del tutto e ha ammesso: «È l'inizio di un corteggiamento. Dopo Fiat e Ferrari chissà...». Montezemolo gongolante ha incassato limitandosi a rispondere con un «si vedrà...». Poi è tornato a menare fendenti alla sinistra estrema presente nella maggioranza: «Forse ci sarebbe bisogno di qualche viaggio di studio per qualche esponente sindacale e politico, per qualche esponente di quella parte della sinistra frenatrice che io chiamo la Brembo della politica italiana perchè frena sempre sulle scelte, non solo in Cina e in India ma anche in Spagna o in Inghilterra per capire che il mondo va avanti». E sempre con il tono del politico Montezemolo ha tracciato il quadro di un'Italia simile a una barca «dove c'è metà Paese che rema e l'altra metà che sta seduta a poppa e ha i benefici di chi rema, non produce e non è valutata per il merito di quello che fa. Succhia insomma le ruote di chi rema». Non è la prima volta che Montezemolo viene tirato per la giacca per entrare in politica. Già Berlusconi gli aveva offerto un ministero. Troppo poco però per le ambizioni di chi, come ha detto fuori dai denti Amato, si vede meglio a Palazzo Chigi. Montezemolo sa esercitare l'arte dell'attesa, e sa bene che questo è un momento di transizione per la politica, che altri piani si stanno componendo dietro le quinte come dimostra il disimpegno di Casini nei confronti di Berlusconi e l'apertura di Mastella all'Udc. Ed è proprio a quella platea di moderati e riformisti delusi da Prodi e insofferenti verso la sinistra estrema che Montezemolo guarda con interesse. E se la politica non è in grado di partorire nessun erede per Prodi e Berlusconi ecco che lui, come viene indicato da più parti, potrebbe essere chiamato in ballo come l'outsider che risolve questo problema. Ma non è solo a lui che guarda la politica. C'è chi ha tirato in ballo anche il nome del Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi. Sin da quando è subentrato a Fazio si è cominciato a parlare del suo futuro dopo Bankitalia. La sua caratura internazionale e il suo indiscusso prestigio ne hanno fatto una candidato perfetto, secondo il tam tam della politica, per Palazzo Chigi. Un nome che metterebbe tutti d'accordo specie in un momento in cui nelle due coalizioni si cercano nuovi leader.