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La lunga scia

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Già lo scorso giugno scatenò più di una polemica l'elezione alla carica di segretario di presidenza della Camera di Sergio D'Elia esponente della Rosa nel Pugno, presidente dell'associazione «Nessuno Tocchi Caino» e, in gioventù, militante di Prima Linea (fu condannato per l'azione in cui morì l'agente Fausto Dionisi). Ma l'impegno nel sociale ha conquistato molti degli esponenti del brigatismo rosso. Mario Moretti, l'uomo che ha ucciso Aldo Moro, con 17 anni di carcere, 9 di clandestinità e 6 ergastoli sulle spalle, ha partecipato alla fondazione della cooperativa Spes e porta avanti un progetto per promuovere, con l'associazione «Geometrie variabili», forme di lavoro non alienanti per i detenuti. Anna Laura Braghetti, secondina di Aldo Moro nell'appartamento di via Montalcini, dal 1994 collabora con l'organizzazione di volontariato «Ora d'aria», che fornisce assistenza ai detenuti e si occupa del loro reinserimento. Presso la stessa associazione lavora anche Alberto Franceschini, fondatore delle Brigate Rosse, poi dissociato. Renato Curcio, ideologo delle Br, collabora oggi con la cooperativa editoriale «Sensibili alle foglie», un laboratorio di ricerca che si articola in una vasta gamma di settori e promuove un lavoro di formazione diretto al mondo del volontariato e degli operatori sociali. Barbara Balzarani, condannata a tre ergastoli, lavora presso la cooperativa «Blow up», che si dedica all'informatica musicale. Lauro Azzolini, che ha partecipato all'agguato di via Fani, in cui fu rapito Moro, lavora oggi in una cooperativa per disabili della Compagnia delle opere. E l'elenco è ancora lungo. Marco Pinna, esponente della colonna sarda delle Brigate Rosse, è oggi vicepresidente di «Ecotopia», una cooperativa di servizi ambientali. Il mondo del no profit ha aperto le porte anche a Diego Forastieri, militante nelle file di Prima linea. Condannato a 30 anni di carcere nel 1983, dopo 3 anni di latitanza, Forastieri oggi lavora nella cooperativa sociale «Aretè», che produce e distribuisce prodotti biologici. Sergio Segio, comandante militare di Prima linea e ideologo della dissociazione, oggi lavora nel gruppo Abele di don Luigi Ciotti. Cecco Bellosi, militante della «Walter Alasia», arrestato nel 1980 e condannato a 12 anni di carcere, oggi a Nesso dirige un centro per il recupero di tossicodipendenti. Vittorio Assieri, capo della Walter Alasia di Milano, lavora alla Bottega creativa della Caritas. Giuseppe Memeo, esponente di Autonomia operaia, condannato per l'omicidio del poliziotto Antonino Custrà, oggi lavora a Poiesis con i malati di Aids. Roberto Carcano della Formazione Comunisti combattenti collabora con la «Comunità nuova» di don Gino Riboldi. Stesso discorso per Ettorina Zaccheo. E la lista potrebbe continuare...

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