Giovanardi attacca: «La linea politica la decide il Congresso»
Dallo schiaffo al Centrodestra è scaturita la spaccatura interna al partito. A richiamare tutti all'ordine ci ha pensato Giovanardi. La frase di Casini «la Cdl non ha più senso» quasi a segnare una svolta del partito, non gli è proprio andata giù. L'ex ministro quindi ha protestato ricordando le scelte deliberate dal Congresso. La sua tesi è che un distaccamento o meno, dal Centrodestra, non può essere appannaggio di un solo individuo - benché in questo caso si tratti del leader - ma, al contrario, questa è una decisione che può e deve essere votata solo in sede congressuale. Soltanto con il consenso della base - che finora non è stata chiamata in causa da Casini - si potrà procedere a una scissione reale dalla Casa delle Libertà. «Noi siamo un partito democratico. Non possiamo criticare Berlusconi e poi la linea politica viene decisa da strappi che nessun Congresso ha avallato e nessuna discussione che ha coinvolto tutto il partito è stata mai fatta», ha commentato Giovanardi ad Affaritaliani, appellandosi alle telefonate e alle lettere di protesta che sono arrivate nella sede del partito. «Quella che esprime Casini è un'opinione, autorevole ma io, e non solo io, non la penso in questa maniera. La direzione del Veneto ha appena votato venerdì un documento unitario in cui riconferma e rinsalda l'alleanza con i quattro partiti del Centrodestra», ha concluso Giovanardi. Che Casini stia strizzando l'occhio alla sinistra - magari consigliando al ministro Mastella le dimissioni («La lista di centro è la benvenuta, ma è chiaro che Mastella dovrà dimettersi da ministro», ha detto Casini) - o che più semplicemente stia riunendo le truppe per la formazione di un Centro di vaste proporzioni poco importa. Perché quelle mail, secondo il parere di Giovanardi, sono il simbolo della volontà popolare. Parole e lettere che comunque non cambiano la volontà di Casini, fermo nelle proprie decisioni. «La sera della manifestazione Berlusconi ha detto che aspettava me per ammazzare il vitello grasso; il giorno dopo ha dichiarato che il vitello non può aspettare e che io mi devo sbrigare. Io non accetto ultimatum da nessuno nemmeno da Berlusconi. Può rivolgersi ad altri in questo modo non a me. Una persona che si comporta con dignità non può essere trattata cosi». Pier Ferdinando Casini, ospite di Ballarò, rilancia la volontà di lavorare alla creazione di un grande centro, voltando le spalle al Partito Unico. «I problemi non sono le persone ma la linea - prosegue Casini - e il mio compito non è quello di scimmiottare o sculettare dietro Berlusconi. Il mio compito è quello di convincere gli elettori delusi dell'Unione che pensavano di aver eletto un governo ed invece hanno dato mandato alla sinistra estrema». Silvio Berlusconi telefona in diretta alla trasmisisone televisiva e precisa che non era sua intenzime imporre qualcosa agli alleati. «Non è mio costume - afferma il Cavaliere - minacciare, non è nella mia mentalità». Fatto sta che, quel 6% riscosso nelle scorse elezioni dall'Udc grava sulle spalle del centrodestra. Ecco allora che nel frattempo, qualcosa continua a muoversi anche al centro. È il ritorno di una rinnovata Balena Bianca, quella della Democrazia Cristiana di Fiori e Rotondi. Che Casini stia pensando di tornare alle origini abbandonando la destra? D'altronde lo scudo crociato non ha mai abbandonato il simbolo dell'Udc. Nei giorni scorsi, lo stesso Fiori ha proclamato una possibile apertura di «Rifondazione Dc» sia verso Casini che verso Mastella per un centro che dovrebbe essere proiettato verso il Ppe, a livello europeo. E che l'Udeur, l'Udc e la flotta di Democrazie cristiane siano un derivato dell'antica Dc è un dato di fatto. E mentre il resto del centrodestra sembra che sia rimasto a guardare c'è chi nel centrosinistra - come il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro - l'ha buttata sull'ironia: «Casini è in cerca di visibilità per il proprio partito», ha stigmatizzato.