Il leader rilancia: «L'Udc sia guida dei moderati, non succube del Cav»
E sceglie Palermo come platea e non come piazza, grazie al supporto del governatore dell'Isola Cuffaro. Dunque, d'ora in poi a «guidare il centro, a guidare i moderati» deve essere l'Udc. E' quanto emerso ieri dalla manifestazione di Palermo organizzata dall'Udc, un partito apparso «libero e forte» di promuoversi come perno per la creazione del partito di centro senza condizionamenti populistici e demagogici, ma su basi di una politica ragionata e programmata. Un partito, l'Udc, che, però, - hanno segnalato in molti - non deve essere «succube di Berlusconi», considerato «un padrone» e non un alleato, e senza la presenza dei due estremi: la Lega e la Mussolini. Ma, ovviamente, un partito con le braccia aperte ai tantissimi amici che vi sono in Forza Italia e in An. Per quanto riguarda la cronaca, la giornata è cominciata in un hotel palermitano dove è andata in scena la direzione nazionale del partito. All'ordine del giorno, ufficialmente, i temi dell'immigrazione e del Mezzogiorno. Bruno Tabacci ha spiegato che si sta stilando un documento sul Sud che sarà la piattaforma di una grande manifestazione che si svolgerà in Puglia. Presenti tutti i leader del partito. Ma dietro l'ufficialità dei temi, certamente al centro del dibattito della direzione nazionale i rapporti con Fi, An e la Lega. «La tradizione della Dc oggi (ieri, ndr) esce dalla subalternità - ha esordito dal palco del Palasport di Palermo, Pier Ferdinando Casini - per tornare ad essere protagonista». Da qui l'appello del leader «ai democristiani, perché non possono terminare la loro vicenda politica con Diliberto, Bertinotti e i Verdi». Casini ha parlato anche di giustizia, di legge elettorale affermando che «occorre un sistema proporzionale alla tedesca, che rompa con questo bipolarismo». Ha anche rivolto «un forte abbraccio a Silvio Berlusconi che va oltre ogni ragione di dissenso politico», salutando pure «quelli che manifestano a Roma». In ogni caso, per Casini, «con An e Forza Italia c'è un unico comune denominatore che è l'opposizione a questo governo». Insomma, per l'ex presidente della Camera, «bisogna sconfiggere Prodi non perché è un agente del Kgb, ma perché governa male». Sono arrivati a Palermo più di 150 i pullman, oltre 10 mila i manifestanti che hanno fatto da cornice al Palasport e provenienti da ogni parte dell'Isola e da oltre lo Stretto. Tanti i manifesti hanno tappezzano le gratinate del Palasport: in uno su fondo giallo campeggiava la scritta «Più e più droga per tutti»; «Grazie Prodi» in un altro «Ci vogliono drogati e in mutande». Un'apoteosi, quando sul palco è salito il vice segretario dell'Ucd, Salvatore Cuffaro che di certo ha dato ancora una volta prova ai suoi compagni di partito di possedere ancora vivi e forti muscoli. Cuffaro ha sollecitato una maggiore attenzione ai temi della lotta alla mafia e dell'immigrazione, evidenziando che «la lotta a Cosa Nostra diventi una questione centrale nell'agenda politica». Poi è stata la volta del segretario Lorenzo Cesa che, ancora una volta, ha ribadito che «bisogna svoltare, fare qualcosa di nuovo nel centrodestra. Noi siamo qui per lanciare l'idea di un centro moderato alternativo alla sinistra ma con l'ambizione di recuperare tutti i voti moderati». Dunque è morta la Cdl? Per Rocco Bottiglione «è come con il re. Morto il re, viva il re. È finita la Cdl, viva la nuova formula politica del centrodestra, che dobbiamo costruire subito insieme ai nostri «alleati». Più contenuto il portavoce dell'Udc Carlo Giovanardi: «Ma quale rottura con la Cdl. Noi contestiamo Finanziaria e governo, c'è chi è venuto a Palermo e chi manifesta a Roma: l'obiettivo è lo stesso, far cadere il governo Prodi».