Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

L'ex ministro centrista Giovanardi: «Abbiamo fatto un regalo a Berlusconi e Fini»

default_image

  • a
  • a
  • a

Furono solo in tre (assieme all'ex ministro centrista, il deputato Emerenzio Barbieri e Raffaele Grimaldi) ma oggi, a quasi un mese di distanza da quel voto, Giovanardi rivendica la sua scelta. «In quell'occasione - spiega - ho votato per affermare l'unità del centrodestra. Purtroppo la maggioranza della direzione ha fatto un'altra scelta, ne prendo atto». Onorevole, dove sarà oggi? «A Palermo. Sono un dirigente dell'Udc e faccio quello che devo fare». Dica la verità, avrebbe preferito essere a Roma? «Sono convinto che ci saranno molti più elettori dell'Udc a Roma che a Palermo. In fondo anche il segretario Cesa ha detto che le sue sorelle saranno a piazza San Giovanni». È amareggiato per la scelta del suo partito? «A Roma è prevista una partecipazione straordinaria. Avrei voluto che anche i leader del mio partito parlassero a quella folla. Dopotutto non bisogna dimenticare che anche la Democrazia Cristiana è nata nelle piazze. Un grande partito popolare che viveva nelle piazze. Anzi, credo che il declino sia iniziato proprio quando i vertici del partito, forse "ubriachi di potere", hanno cominciato a sottovalutare la voglia di partecipazione politica della gente». Scusi, ma a questo punto la domanda nasce spontanea: se gran parte degli elettori Udc saranno a Roma, perché andare a Palermo? «Le confesso che non lo capisco. Anche mettendomi nei panni di chi dice che Berlusconi è il "lupo cattivo", non capisco perché dobbiamo lasciare i nostri elettori al "lupo". E non capisco neanche perché dobbiamo lasciare che la piazza abbia come interlocutori Fini e Bossi. Andare a Palermo, alla fine, è un regalo per Berlusconi e Fini». Alcuni politici locali Udc, che oggi saranno in piazza a Roma, dicono che Palermo è la dimostrazione dello «scollamento» esistente tra i vertici e la base del partito. «Chi, come me, si muove sul territorio e incontra la gente sa che questo è vero. Anche il nostro elettorato voleva andare a Roma». Secondo lei quella di oggi è una frattura insanabile? «Mi auguro di no. Già nei prossimi mesi avremo una serie di test elettorali importantissimi. Si voterà in molte località in cui, se la Cdl si presenterà divisa, si perderà. Dopotutto non dobbiamo dimenticare che la coesione è, da sempre, un valore della politica. Anche i leader della Dc la pensavano così». E poi, se veramente Casini punta alla leadership della Cdl, non può permettersi di perdere pezzi. «Chi punta alla leadership del centrodestra la otterrà solo se sarà in grado di rappresentare tutti. Ieri Follini ha detto una cosa che condivido. Oggi, Berlusconi è il centrodestra coincidono. Chi verrà dopo di lui non può prescindere da questo». La sinistra ha attaccato la manifestazione di Roma dicendo che nasce senza un progetto, una proposta. È d'accordo? «Assolutamente no. I contenuti ci sono e sono gli stessi che abbiamo portato in Aula in questi mesi di battaglia parlamentare. Il nostro progetto è chiaro: abbiamo una visione della società alternativa a quella di Prodi».

Dai blog