La leadership della Cdl torna a dividere
i vertici di An e Udc
Passano quattro giorni e i due principali candidati alla successione del Cavaliere, Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini, si rendono protagonisti di una dura polemica a distanza sulla manifestazione del 2 dicembre contro la Finanziaria e, guarda caso, sul tema della leadership del centrodestra. Come se non bastasse, ieri è arrivato il malore che ha colpito Silvio Berlusconi in quel di Montecatini. Un malore che in molti hanno letto come un primo «segnale di cedimento» dell'ex Presidente del Consiglio (che accrediterebbe di fatto la versione di un suo imminente ritiro). Insomma se il 10 novembre scorso Pier Ferdinando Casini assicurava che il problema della leadership del centrodestra è «morto e sepolto» e che prima «occorre fare la coalizione», oggi le cose sono cambiate. Anzi, l'ex presidente della Camera e il leader di Alleanza Nazionale sembrano assolutamente determinati a giocare tutte le carte in loro possesso per conquistare la guida della Cdl. E lo scontro ha ripreso vigore. Le strategie, ovviamente, sono opposte. Da un lato Casini che non perde occasione per marcare le proprie differenze dal resto della Cdl. Dall'altro Fini che, invece, percorre convinto la strada che dovrebbe portare An alla costruzione di un «partito unico» assieme a Forza Italia. Così, se Fini va a Montecatini ospite di Marcello Dell'Utri, Casini va a trovare l'ex coordinatore regionale di Forza Italia in Veneto Giorgio Carollo (uscito dal partito in polemica con i vertici e promotre del movimento «Veneto per il Ppe»). Se Fini manifesta in piazza a Roma, Casini e tutto l'Udc volano a Palermo. E forse non è un caso che alcuni giorni fa don Gianni Baget Bozzo, uno degli ideologi di Forza Italia, indicasse proprio in Fini e non in Casini, uno dei probabili successori del Cavaliere. «Fini sta lavorando ad una fusione tra An e Forza Italia - commenta il capogruppo Udc alla Camera Luca Volontè -. Casini, invece, vuole costruire una nuova forza moderata, ampliando il consenso dell'Udc e aggregando anche coloro che hanno votato Prodi ed oggi sono scontenti». Insomma, le due strategie sono abbastanze chiare. La domanda semmai è: chi dei due avrà la meglio? Volontè non si sbilancia: «In prospettiva è chiaro che queste due forze di centrodestra dovranno allearsi. A quel punto si sceglierà la leadership guardando quali della due forze è stata più capace di proporsi come punto di attrazione politica e per gli elettori». La resa dei conti tra Fini e Casini, quindi, è ancora lontana. Ne è convinto anche una altro Udc, l'ex ministro Carlo Giovanardi, uno dei centristi più vicini al Cavaliere. «Oggi la Cdl - dice - deve cercare di esaltare ciò che la unisce più che ciò che la divide. Rivolgo un appello a tutti affinché si abbassino i toni anche perché Berlusconi e Forza Italia esistono e sono lì. Non si può prescindere da questo. Occorre recuperare una strategia comune ed evitare le discussioni sulla leadership. In primavera ci saranno le amministrative. È chiaro che se ci presentiamo divisi le perderemo e, a quel punto, anche la discussione su chi guiderà il centrodestra non avrà più senso». Sceglie l'ironia, invece, Gianfranco Rotondi: «Fini e Casini si mettano l'animo in pace, Berlusconi ci seppellirà tutti». Per il leader della Dc non esiste discussione della leadership e, soprattutto, «Casini non ha nessuna intenzione di guidare il centrodestra». «È uomo intelligente - commenta - e sa che il leader è chi lega non chi si propone con toni di sfida. Per questo credo che la strategia di Pier Ferdinando sia un'altra. Non riesco a indovinarla, ma non vuole certo guidare il centrodestra». Sarà, ma intanto la partita per la successione di Berlusconi, se mai si era chiusa, sembra essersi prepotentemente riaperta.