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L'Italia è poco rappresentata in Europa Il ministro corre ai ripari e vola a Bruxelles

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Gli uomini vicini ad Emma Bonino non risparmiano aggettivi per descrivere l'umore del ministro delle Politiche Comunitarie dopo che l'Italia è rimasta tagliata fuori dal giro di nomine ai piani alti della Commissione Ue. In ballo c'erano le poltrone di due direttori generali, sette vice e un capo delegazione a Ginevra. In ballo c'era la possibilità di far recuperare un certo peso all'Italia (ad oggi abbiamo tre direzioni generali «leggere», esattamente come l'Irlanda). Siamo rimasti a bocca asciutta e la cosa non ha lasciato indifferente la Bonino che è subito corsa ai ripari scrivendo una lettera al vicepresidente della Commissione Ue, l'estone Siim Kallas, che ha la delega al personale e che incontrerà personalmente domani a Bruxelles per chiedere spiegazioni. Certo, fonti vicine al ministro, fanno notare che, per il momento, sono state fatte «relativamente poche nomine» e che, per lo più, si è trattato di «mutamenti interni». Inoltre, aggiungono, «a luglio l'italiano Marco Buti è stato nominato direttore generale aggiunto agli affari economici. Una nomina di peso che in Italia è passata in sordina». Questo non significa, però, che il problema non esista. «A lasciarci insoddisfatti - spiegano al ministero - è soprattutto il metodo. Un metodo che ha portato a nomine di bandiera più che di merito. Così ad essere premiati sono stati soprattutto tedeschi e francesi che, evidentemente, hanno un peso maggiore del nostro Paese». Già perché nessuno nasconde che l'Italia, a differenza degli altri, «ha grosse difficoltà a fare sistema». «È vero - spiegano al ministero - tutte le volte che il ministro Bonino è andata a Strasburgo ha ribadito la necessità di rilanciare la nostra rappresentanza ma poi, se il vicepresidente Frattini, la Farnesina e Palazzo Chigi non si muovono, è difficile condurre una battaglia in solitaria. Anche perché il nostro Paese è tra i fondatori della Ue, ha funzionari validissimi ed è ingiusto che risulti sottorappresentato nelle posizioni di rilievo della Commissione». In ogni caso la fiducia non manca. Secondo una ricerca fatta recentemente a Bruxelles, infatti, l'Italia è seconda solo alla Francia nella fascia di funzionari tra i 30 e 35 anni. Questo significa che, potenzialmente, tra 10 anni, nei posti che contano potrebbero arrivare molti italiani. «L'importante - commentano al ministero - è che quello che è accaduto serva da pungolo per fare più sistema. È vero, in questo momento siamo in svantaggio, soffriamo, ma questo non significa che non possiamo recuperare». E l'occasione per rialzare la testa potrebbe arrivare già nei prossimi mesi. L'ultima tornata di nomine, infatti, ha lasciato dei posti vacanti che, presto, dovrebbero essere coperti. Al ministero della Politiche Comunitarie assicurano che alla Bonino, sia il Presidente del Consiglio che il ministro deli Esteri si stiano muovendo per non rimanere tagliati fuori. Meglio tardi che mai.

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