L'attività parlamentare del Cavaliere
L'ex presidente del Consiglio, infatti, non brilla certo per la sua attività parlamentare, anzi pare che finora la sua attenzione sia stata attratta solo da un argomento: le quote rosa. Se si cerca la sua firma sotto una qualsiasi proposta di legge se ne trova solo una: si tratta della proposta 912 presentata il 25 maggio 2006 e assegnata alla commissione Affari costituzionali di Montecitorio. Berlusconi, però, non è nemmeno il primo firmatario: il suo nome segue quello della ex ministro delle Pari opportunità Stefania Prestigiacomo e precede quello del presidente di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini. Quanto al resto, gli archivi della Camera non registrano, col suo nome, né una mozione, né una interpellanza e nemmeno un semplice ordine del giorno. L'unica altra traccia del presidente-deputato è nei due interventi estivi che ha pronunciato in aula, curiosamente bipartisan: uno per annunciare il voto a favore del decreto del governo Prodi sul rifinanziamento delle missioni internazionali, uno per pronunciare un netto «no» all'odiato decreto legge firmato dal ministro per lo Sviluppo economico Pierluigi Bersani e dal viceministro dell'Economia Vincenzo Visco. Discorsi pronunciati rispettivamente il 19 luglio e il 2 agosto. Da allora gli stenografi l'aspettano invano. Quand'era a Palazzo Chigi, il Cavaliere non è riuscito a farla passare, la legge sulle quote rosa, ora ci riprova da deputato. Per questo forse l'unica proposta di legge che porta, anche, la firma di Silvio Berlusconi è proprio quella su questo argomento presentata da Stefania Prestigiacomo. Pdl, peraltro, assai avanzata nei contenuti rispetto a quella che l'allora ministro presentò nel 2004: fin dalle prime elezioni politiche successive all'approvazione della legge, obbligatoriamente, ogni lista dovrà essere composta di non più di due candidati consecutivi dello stesso sesso (la formula, in sostanza, è due uomini e una donna), mentre dalle seconde elezioni la formula sarà esattamente paritaria (un uomo e una donna). Nella proposta del 2004, invece, le formule successive erano invece «3+1» alla prima e «2+1» alla seconda. Più dure anche le sanzioni previste dalla legge: chi non rispetta le quote alla prima tornata elettorale si vedrà decurtare il rimborso elettorale dal 20 al 50%, mentre dalla seconda la lista non sarà ammessa al voto.