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Giordano attacca il sindacato: «Sbaglia sulla Manovra»

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Il segretario Franco Giordano ribadisce le linee del suo partito al vicino giro di boa della legge Finanziaria e, alla vigilia della mobilitazione di piazza oggi a Napoli contro camorra e precarietà, definisce così la sua posizione in merito alle polemiche interne alla Cgil sulla partecipazione di parte del sindacato alle manifestazioni contro la Finanziaria: «Nel sindacato è nata una sorta di distanza dalla politica, all'interno di una visione istituzionale — ha detto Giordano a margine dell'Assemblea nazionale di "Uniti a sinistra" in corso a Roma — credo sia una risposta sbagliata che non ti fa vedere le trasformazioni del mondo del lavoro e che ti porta a un rapporto con i movimenti funzionale a questo meccanismo di istituzionalizzazione. Ma ho pieno rispetto del sindacato, ho solo invitato il movimento a incrociare con più forza la condizione sociale. Tra oggi e domani proveremo a definire alcune proposte. Il problema vero è uscire dalla logica del taglio del lavoro e dal costo di produzione. Pensiamo invece a investire su energie alternative, come l'eolico o il fotovoltaico, per evitare che il nostro Paese sia confinato in una logica marginale». Giordano insiste anche sulla questione del Mezzogiorno che «vede il suo patrimonio intellettuale migrare al nord e ha sofferto la precarietà». «Occorre uno spazio pubblico per investire — ha sottolineato ancora il segretario di Rifondazione — e questo significa un ritorno a una politica di programmazione». Giordano poi ha attaccato Confindustria la cui politica «trova così ampio ascolto nella fase due» e si chiede perché gli industriali italiani critichino «la Finanziaria nonostante si sia giovata di 2 miliardi e mezzo per il prossimo anno. Da gennaio a marzo si apre una partita decisiva da cui dipenderà l'identità sociale del prossimo governo». Tema caldo resta quello delle pensioni: «Chi penserà di brandire la spada per tagli su pensioni e liberalizzazioni si sbaglia». Quanto al futuro Partito Democratico, Rifondazione osserva il dibattito in corso anche a livello europeo. «Ho il pieno rispetto e collaboreremo lealmente sul terreno del governo — ha detto Giordano — l'atteggiamento prevalente è quello di una concezione liberal democratica e se così fosse sarebbe l'acquisizione tout court del paradigma della società attuale. È come se fossimo schiacciati tra Clinton e Amendola. Non è il massimo per la costruzione di una nuova soggettività politica». E sul Partito Democratico ieri gli ha dato man forte il diessino Cesare Salvi, leader della sinistra Ds per il socialismo. Non c'è alcuna volontà di «ricostruire il vecchio partito comunista, ma quella di dare un contributo al dibattito che è nato nel socialismo europeo. Noi porteremo una proposta strategica che è alternativa al Partito democratico». Tra le priorità, una volta passato lo scoglio della Finanziaria anche al Senato, c'è quella di dare forma alla cosidetta «fase due». «Sconfitta la spallata della destra — ha detto Salvi a margine del congresso di "Uniti a sinistra" — e nell'imminente approvazione della Finanziaria, in cui speriamo di inserire dei miglioramenti nel dibattito al Senato, esiste un problema "fase due". Il governo deve scegliere le sue priorità, che siano legate agli impegni del sentire dei nostri elettori. Parlo di lavoro stabile, della politica di pace, di una riforma del welfare non per far cassa sulle pensioni, sui giovani che con la legge Dini rischiano di avere pensioni da fame».

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