Dura polemica a distanza su 2 dicembre leadership della Cdl e partito unico
Sul partito unico dei moderati, sulla questione della leadership nella Cdl e, infine, sulla manifestazione contro la Finanziaria. E a distanza si è svolta l'ultima polemica (in ordine di tempo) fra il leader dell'Udc e il presidente di An, il primo a Verona al convegno promosso dal movimento «Veneto per il Ppe»; il secondo a Montecatini al convegno dei «Circoli giovani». I 260 chilometri che li separavano ieri e i quasi mille che li separeranno il 2 dicembre, Gianfranco Fini a Roma con tutto il centrodestra e Pierferdinando Casini a Palermo con il suo partito, sono niente rispetto alle loro prese di posizione su argomenti cruciali per la coalizione guidata dal Cavaliere. «Rispetto e mi tolgo tanto di cappello per tutti gli italiani che andranno in piazza per manifestare», sottolinea Casini, precisando tuttavia che al di là della volontà delle persone che potranno gridare la loro indignazione, «è una manifestazione che rafforzerà Prodi nel nome dell'antiberlusconismo, perché Berlusconi è il maggior collante del centrosinistra per superare le sue divisioni». E a chi nella Cdl «propone partiti unici», il leader Udc dice «guai ai partiti nuovi e ai partiti unici che non nascano con radici storiche nella storia del nostro Paese». Quindi si rivolge ai moderati di centrosinistra: «Se ci siete battete un colpo - afferma - perché non so fino a quando la convenienza di qualche poltrona può obbligare al silenzio politico. Vi immaginate - prosegue Casini - il giorno in cui il centrosinistra, Rutelli e gli ex democratici cristiani, da Gerardo Bianco a personalità come De Mita e Mancino andranno verso il partito democratico? Se in quel momento noi dell'Udc saremo pronti, loro si ritroveranno in una prateria senza un voto. E questo perché il nostro elettorato, che ha dato cinquant'anni alla maggioranza, è un elettorato che non vuole omologarsi alla sinistra». Sarebbe, dunque, «autolesionismo per i moderati, per i democratici cristiani, per il centrodestra, gettare la spugna rispetto ad un elettorato che oggi è già pentito di aver votato Prodi. Pensate che sia Berlusconi a poter andare a recuperare gli elettori che si sono sbagliati a votare Prodi? Pensate che il mondo cattolico che si accorge di aver delegato i suoi valori a una coalizione come quella di centrosinistra sia disponibile ancora per molto? Se hanno comunque un riferimento nuovo non possono che fare marcia indietro». Per concludere Casini non risparmia critiche all'ex premier: «Berlusconi ha avuto tantissimi meriti che sarebbe profondamente ingiusto disconoscere - sottolinea - Ma, accanto a questi meriti, ci sono i limiti che ciascuno di noi vede». Un esempio? «Abbiamo detto che ogni occasione era buona per far cadere il governo. Abbiamo evocato spallate improbabili che, alla verifica, non arrivavano». Secca e dura la replica, da Montecatini, del presidente di An, che accusa il suo alleato di infantilismo politico. «Basta con comportamenti infantili, per battere Prodi bisogna fare opposizione ovunque - sostiene Fini - Non capisco perchè, anche nella nostra coalizione, e mi rivolgo all'amico Casini, sia ancora succube delle parole: non esiste una manifestazione buona che esprime un legittimo dissenso e una che vuole dare una spallata al governo». Un attacco diretto, esplicito e senza tentativi di mediazioni diplomatiche. «Ogni volta - spiega ancora il leader di Alleanza nazionale - che il popolo scende in piazza ed esprime la sua opinione va rispettato. Mi spiace - ha concluso Fini - che l'Udc con le sue differenziazioni dia peso a questa tesi sostenuta dall'Unione». Accuse pesanti nell'ambito di una polemica che ha, per ora, una sola vittima: la solida unità della coalizione di centrodestra.