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di NICOLA IMBERTI LO avevano promesso.

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Nero su del programma di governo. Prima il titolo, impegnativo e altisonante, «Un Paese protagonista del futuro europeo». Poi, due pagine dopo, alla decima riga, ecco l'impegno: «Prima priorità di questo programma è quella di restituire al Paese e alle sue rappresentanze la centralità che aveva in Europa». Viene quasi da ridere a rileggerlo oggi. Perché a soli 9 mesi da quella promessa elettorale, l'Italia ha già perso la prima vera occasione di recuperare «la centralità che aveva in Europa». Il nostro Paese è infatti rimasto a bocca asciutta nel giro di poltrone che, a Bruxelles, ha portato alla nomina di due direttori generali, sette vice e un capo delegazione a Ginevra. Niente di niente. Ed ora il quadro si fa preoccupante visto che l'Italia è, tra i «grandi» della Ue, quello meno rappresentato all'interno della Commissione. Solo tre direttori generali (Società dell'informazione, Sviluppo e Interpretariato) a fronte dei 7 tedeschi, dei sei francesi e dei quattro di Spagna e Regno Unito. Paesi che, per inciso, controllano le direzioni più «pesanti». Insomma, se ogni promessa contenuta nel programma è debito, Prodi dovrebbe spiegare al Paese cosa è successo. In attesa che lo faccia ci pensa l'opposizione a dare la propria versione dei fatti. «Sono i primi effetti della cura Prodi» commenta amaro Mario Mauro, eurodeputato di Forza Italia e vicepresidente del Parlamento Europeo. «Quando era presidente della commissione Ue - continua - il Professore ha fortemente penalizzato gli italiani. Questo è il risultato». Gli fa eco il collega di partito Antonio Tajani, vicepresidente del Ppe: «Negli altri Paesi c'è un regia per far valere la propria presenza in Europa». «L'Italia - prosegue - è uno dei paesi fondatori della Ue eppure viene fortemente penalizzata e sottovalutato. Dopotutto Prodi, da presidente della Commissione, non è stato in grado di costruire un sistema Italia e, oggi, da presidente del Consiglio, non fa niente per aumentare il nostro peso. Insomma, predica bene, ma razzola male, malissimo». Polemico e ironico, invece, l'eurodeputato di Forza Italia Alfredo Antoniozzi che annuncia la presentazione di un'interrogazione urgente alla Commissione. «La loro posizione formale - spiega - è che la nomina dei Direttori dipende prevalentemente dal criterio meritocratico. Chiederò se è possibile che il nostro Paese non abbia, in sede europea, rappresentanti meritevoli. Inoltre vorrei sapere se la Commissione non ritiene a questo punto opportuno che i nostri dirigenti facciano un corso di formazione presso tedeschi e francesi affinché possano anche loro ricoprire alte cariche». «Vorrei comunque fare un ringraziamento - conclude - alla presidente Prodi di 5 anni della Ue e uno speciale all'attuale Governo per aver rilanciato il ruolo e peso del nostra Paese in Europa». Anche Roberta Angelilli capodelegazione di Alleanza Nazionale al Parlamento Europeo non si lascia sfuggire l'occasione di attaccare il governo. «L'umilizione è tale - esordisce - che sembra superfluo e doloroso fare commenti. È una situazione imbarazzante anche perché il ministro competente Bonino tutte le volte che è venuta a Strasburgo ci ha ribadito la volontà di rilanciare la nostra rappresentatività in Europa. Questo è il risultato della mancanza di credibilità e autorevolezza del governo italiano e di 5 anni di "gestione" Prodi della Commissione». E di «esclusione prevedibile» parla il leader del Movimento per le Autonomie Raffaele Lombardo. «Prodi - dice l'eurodeputato - aveva promesso un pronto riscatto dell'Italia sia a livello europeo che nazionale. Fino ad ora abbiamo solo sentito le promesse i fatti continuano a risultare assenti».

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