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Il capogruppo dei senatori di An Matteoli

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«I parlamentari dell'Unione si ribelleranno»

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No, sono solo «balle». L'interrogativo è già diventato un tormentone: Berlusconi resterà leader del Centrodestra e quindi candidato premier per il dopo-Prodi, oppure abbandonerà la «tenzone» per curare i suoi interessi? Continuerà a combattere o «abdicherà», regalando ad altri la leadership dell'opposizione? Altero Matteoli, capogruppo di Alleanza Nazionale a Palazzo Madama, non ha dubbi. Il Cavaliere resterà in sella. Senatore, scoop o panzane? «Per come lo conosco io, non ho ritrovato in quelle dichiarazioni Silvio Berlusconi. Assolutamente. Non è nell'ordine di idee di mollare». Ritiene che non ci abbia mai nemmeno pensato? «Allo stato no. Berlusconi è un combattente. Ne ha dato la prova con il forte impegno in campagna elettorale. Se il distacco fosse stato molto più ampio, forse ci sarebbe stata una possibilità in questo senso. Invece, si è trattato di appena 24 mila voti di differenza. Troppo pochi per rinunciare. E poi vedo in lui una grande voglia di rivincita che ha il sopravvento su tutto il resto». Quindi pensa che il Centrodestra non avrà altro leader all'infuori di Lui? «Può accadere soltanto se c'è un percorso condiviso. E se Berlusconi è d'accordo su un cambio di leadership. Allora questa possibilità può diventare concreta». Il Cavaliere non rischia pugnalate alle spalle? «Non da parte nostra. Noi di An non lo faremo mai». Non vede possibili «pugnalatori» nel Centrodestra? «No. Non conosco personaggi da coltellata». Don Gianni Baget Bozzo, ideologo di Forza Italia, sostiene che Berlusconi «è stato sconfitto e non ha più voglia di candidarsi a premier, anche se vuole mantenere il ruolo di capo dell'opposizione». A meno che Prodi duri solo un paio d'anni. Lei che dice? «È impossibile che il governo duri cinque anni». Perché? «Per due motivi. Il primo è relativo alla maggioranza. Quello che è accaduto ieri e oggi sul decreto fiscale ne è una dimostrazione. È vero che la maggioranza non ha posto la fiducia, però non c'è stato neppure il confronto con noi. Loro hanno solo votato. Non hanno parlato. La Finocchiaro, capogruppo dell'Ulivo, mi ha dato parzialmente ragione e ha ammesso che evitare di porre la fiducia è stato un primo passo ma le cose cambieranno in futuro». In che senso? «La democrazia è dialogo e non è possibile che in Parlamento parli solo l'opposizione e 158 rappresentanti della maggioranza tacciano, come invece è successo. Può reggere una situazione del genere? A mio avviso no. Prima o poi dieci, venti, trenta di quei 158 eletti rifiuteranno di seguire questa linea di chiusura al dibattito». E il secondo motivo? «Il Paese è molto scontento delle decisioni prese finora dall'esecutivo. Dal decreto fiscale, alle liberalizzazioni, fino a una Finanziaria che penalizza il ceto medio e non aiuta i meno abbienti». La maggioranza sostiene che era necessaria per il risanamento... «Sarà anche che ci voleva per risanare. Ma in piazza per protestare sono scesi o hanno minacciato di farlo tutti, dai notai ai carabinieri. Fare tredici al totocalcio non è facile. Però è difficile anche fare zero. E loro non ne hanno indovinata una». Un sondaggio effettuato dall'istituto Ipr Marketing per conto di «Repubblica.it» su un campione di 1000 italiani rivela che il 47% pensa che Berlusconi dovrebbe fare posto ad altri. Il suo commento? «Il dato rispecchia quello del voto di aprile e il confronto centralizzato su Berlusconi sì, Berlusconi no». Il sondaggio dice anche che nell'elettorato di Centrodestra tre su quattro vorrebbero che il Cavaliere restasse alla guida della coalizione... «Mi sembra affidabile. È in linea con quello che spiegavo prima: ci vuole il consenso di Berlusconi per cambiare leadership. È sbagliato all'interno della Cdl pensare a una spallata al Cavaliere». Sempre l'Ipr registra che tra i possibili e ipotetici successori dell'ex premier Fini è in pole position, con l'80% dei consensi. «Mi fa piacere. Ma so anche che chi entra Papa esce cardinale. Quindi faccio gli scongiuri. La verità è che i leader non li scelgono i sondaggi». Maurizio Ronconi dell

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