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Parla l'eurodeputato azzurro Tajani: «Il problema della Cdl non è il leader»

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Silvio Berlusconi decide di «scendere in campo» e di far nascere il Movimento Politico Forza Italia. Tra i fondatori c'è anche Antonio Tajani. Oggi, dodici anni dopo, Tajani non ha cambiato strada. Eurodeputato azzurro, vicepresidente del gruppo parlamentare del Ppe è uno di coloro che, nel partito, conoscono meglio l'ex Presidente del Consiglio (è stato anche suo portavoce). Per questo a chi descrive un Berlusconi stanco e ormai vicino al ritiro replica: «Non è vero. Anzi, il Presidente si sta impegnando in prima linea ed è combattivo come sempre». Quindi non è ancora pronto alla pensione? «Assolutamente. Berlusconi non è un uomo che si arrende di fronte alle difficoltà o che si lascia demoralizzare da una sconfitta politica, peraltro controversa. Tutt'altro, è nel momento della difficoltà che fa emergere le sue qualità». Eppure c'è chi dice che non abbia più voglia di fare il leader della Cdl. «La Casa delle Libertà si è presentata agli elettori guidata da Silvio Berlusconi. E lui, senza nulla togliere ai nostri alleati, ha dimostrato di essere il leader che riesce a raccogliere più consensi all'interno della coalizione. Sono gli elettori che lo hanno scelto». Forse è proprio questo che dà fastidio? «Credo di sì. Soprattutto nel centrosinistra. La maggioranza sa che è lui l'avversario più pericoloso, il nemico da sconfiggere. Per questo non perde occasione per attaccarlo». E nella Cdl? «Nella Cdl non c'è un problema di leadership. È un dibattito inutile. L'ho detto e lo ripeto, gli elettori vogliono Berlusconi. Pensiamo al presente, i problemi del centrodestra sono altri». Quali? «Dobbiamo fare opposizione, mostrare che noi siamo alternativi al governo Prodi». Magari lavorare per un governo di larghe intese? «Credo che, se Prodi cadrà, uno degli scenari possibili possa essere quello di un governo tecnico che possa portare l'Italia al voto. Ecco, su questo Berlusconi è stato chiaro, ha già detto che non è disposto ad entrare in un esecutivo di questo tipo. Ma mi sembra ci sia una certa differenza dal dire che non vuole più fare il leader della Cdl». Secondo lei Prodi cadrà nei prossimi mesi, o durerà per l'intera legislatura? «Non è facile fare previsioni. Al Senato la maggioranza è molto risicata e, per ora, mi sembra abbia prevalso un certo desiderio di conservazione del potere. Certo, con quei numeri, può succedere di tutto. Magari Prodi cadrà quando nessuno se lo aspetta». Nel centrosinistra c'è chi ha lanciato una provocazione: visto che l'antiberlusconismo è il collante principale della maggioranza, Berlusconi ha un solo modo per metterla veramente in difficoltà, fare un passo indietro. È d'accordo? «Mi sembra un'ipotesi impraticabile. In queste settimane ho girato molto per organizzare la manifestazione del 2 dicembre. Ho incontrato molte persone e tutte vogliono che Berlusconi si impegni fino in fondo per far cadere questo governo. Sto parlando del Paese reale, non dei dibattiti che si fanno nei salotti della politica». Possiamo dire, quindi, che la discussione attorno al «ritiro» di Berlusconi è rimandata a data da destinarsi? «Non avremmo chiesto agli italiani di scendere in piazza con Silvio contro la Finanziaria se non fossimo convinti che Berlusconi non ha alcuna intenzione di ritirarsi».

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