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Franca Rame sbaglia pulsante E l'Unione trema

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È infatti grazie al loro contributo che la maggioranza non è andata sotto nelle votazioni. A Palazzo Madama ieri è proseguito l'esame del provvedimento collegato alla Finanziaria 2007, senza che il Governo abbia posto il voto di fiducia. Non sono mancati i rischi. Un emendamento dell'opposizione, infatti, è stato respinto con un solo voto di scarto, 157 a 156: è bastato un banale errore della senatrice Franca Rame nel pigiare il pulsante e l'asfittica maggioranza del centrosinistra è entrata in tilt. Salvo questo imprevisto, su trenta votazioni, 23 volte l'Unione ha tenuto totalizzando 162 voti, la trentesima ha superato il tetto è ha toccato 163 voti, mentre solo 6 volte è scesa a quota 161. A rafforzare i 156 voti su cui la maggioranza può contare al Senato sono stati appunto i senatori a vita. Cinque su sette hanno votato a favore: Rita Levi Montalcini, Oscar Luigi Scalfaro, Emilio Colombo, Carlo Azeglio Ciampi e Francesco Cossiga (gli ultimi due arrivati pochi minuti prima che si votasse). Giulio Andreotti nelle prime votazioni si è astenuto e in qualche caso ha votato con la Cdl. Era assente Sergio Pininfarina, mentre a favore della maggioranza ha votato anche il senatore Pallaro, eletto all'estero. La Casa delle Libertà punta il dito contro questa situazione. E passa dalle parole ai fatti con la presentazione di un disegno di legge che prevede di privare i senatori a vita del diritto di voto. A favore di questa proposta si sono schierati gli altri gruppi dell'opposizione, tranne l'Udc. «Una cosa è porre la questione dell'opportunità politica che i senatori a vita siano determinanti per la sopravvivenza del governo, altra cosa è contestare, in maniera errata secondo me, la loro legittimazione costituzionale», ha detto in aula a Palazzo Madama il presidente dei senatori di Forza Italia, Renato Schifani, durante la seduta di ieri. Il capogruppo azzurro ha quindi annunciato che l'intero gruppo di Forza Italia ha fatto proprio il disegno di legge presentato dalla senatrice Elisabetta Alberti Casellati che prevede, appunto, la modifica dell'articolo 59 della Costituzione in materia di esercizio del diritto di voto da parte dei senatori a vita. L'«atto Senato» n.681 a cui si riferisce Schifani è un disegno di legge costituzionale con un solo articolo, che recita: «I senatori a vita partecipano ai lavori del Senato senza diritto di voto». I lavori al Senato riprendono oggi alle 9,30 e il voto finale sul decreto fiscale è previsto intorno alle 14. Il provvedimento deve essere approvato entro oggi, secondo quanto stabilisce il calendario dei lavori al Senato. In Aula sono giunti circa 100 emendamenti, quasi tutti della Cdl. Alcuni dei quali sono stati ritirati. Nonostante le votazioni siano andate avanti in modo spedito, resta ancora l'incognita sul voto di fiducia. Il Governo fa sapere che tenterà in tutti i modi di evitare questa eventualità, ma in caso di ostruzionismo dell'opposizione, Romano Prodi è pronto a porre la fiducia sul provvedimento. Stesso discorso vale anche per la Finanziaria che sarà esaminata a breve a Palazzo Madama. «Non si pone la questione di fiducia, si va avanti a votare - ha rassicurato il capogruppo dei senatori dell'Ulivo, Anna Finocchiaro - Mi pare che ci siano le condizioni politiche per votare senza mortificare l'opposizione». Intanto anche la Casa delle libertà è entrata in difficoltà. La Lega Nord non ha partecipato al voto su un emendamento della Cdl in favore del Ponte di Messina. In questa votazione, infatti il centrodestra ha realizzato il minimo dei propri voti, 141 sì, contro i 161 no della maggioranza. Il Ponte sullo Stretto di Messina ha poi bloccato per oltre un'ora i lavori dell'assemblea di Palazzo Madama. Dopo la bocciatura dell'emendamento si è passati poi all'esame di un ordine del giorno sempre della Cdl che è stato respinto con 159 voti contro 130.

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