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Una condanna definitiva, e senza appello. «Diliberto non poteva non vedere che le due manifestazioni erano diverse nell'impostazione e quella di Roma era unilaterale», osserva Piero Fassino a «Porta a Porta», criticando la presenza del segretario Pdci alla manifestazione. «La manifestazione di Roma - afferma Fassino - è stata funestata da provocazioni di un gruppo di persone con slogan inaccettabili e infami ma già la piattaforma era unilaterale perchè una cosa è chiedere la pace solo per i palestinesi e un'altra è chiederla sia per i palestinesi sia per gli israeliani, come affermava la piattaforma della manifestazione milanese». Alla luce di quanto successo, il leader della Quercia si augura che «quanto è accaduto induca a riflettere chi vuole manifestare pacificamente». Su Diliberto va giù duro anche Francesco Rutelli: «Un politico con la testa sulle spalle sa scegliere le manifestazioni di piazza e può prevedere in quale manifestazione venga a trovarsi», sottolinea il leader dei Dl. «Non ho nulla da dire a Diliberto - prosegue Rutelli - nel senso che tutto quello che doveva essergli detto è stato fatto. Però certe manifestazioni, un politico con la testa sulle spalle, può evitarle accuratamente proprio perchè - precisa - sa in quale situazione può venirsi a trovare». Il leader della Margherita ha poi ribadito che «non dovrebbe essere dato tutto questo spazio e tutto questo "spago" a dei fanatici estremisti che non lo meritano, molto meglio il silenzio, la totale disapprovazione nei loro confronti che non questo sorprendente clamore. Solo in Italia diamo spazio a delle iniziative pittoresche ed estremiste, che coinvolgono un pugno di persone e conquistano le prime pagine dei giornali e le aperture dei telegiornali». E con il segretario dei Comunisti sono ancora più duri i «cugini». A partire da Armando Cossutta, che ha lasciato la presidenza del partito proprio in polemica con Diliberto e che proclama di non condividere più nulla con l'attuale gestione dei Comunisti Italiani.

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