Napolitano incontra il Papa. Obiettivo comune: una società unita nel nome dell'etica

Tre concetti condivisi dal capo della Chiesa cattolica e da quello dello Stato italiano che ieri si sono incontrati in Vaticano. Per Benedetto XVI, «la libertà della Chiesa non pregiudica lo Stato e non mira a nessuna supremazia». Per Giorgio Napolitano, «bisogna mantenere assieme la coesione sociale, collaborando nella distinzione». L'incontro, durato 23 minuti, è stato il primo a vedere protagonista un presidente della Repubblica proveniente dalla tradizione comunista. Un colloquio cordiale, aperto con l'inno di Mameli, risuonato nel Cortile di San Damaso e conclusosi con la visita di Napolitano alla tomba dell'Apostolo Pietro. Si è parlato anche di politica internazionale e in particolare della delicata situazione in Medio Oriente, delle prospettive del processo di integrazione europea e dei gravi problemi del Continente africano. Prima di incontrare il Papa, a Napolitano è stata conferita l'onorificenza pontificia di Cavaliere di Collare dell'Ordine Piano, l'unica onorificenza pontificia che non abbia la croce secondo la tradizione equestre perchè così se ne rende possibile il conferimento da parte della Santa Sede anche a personalità «acattoliche» e non cristiane. Una visita sancita anche dal consueto scambio dei doni: Napolitano ha donato al Papa un bassorilievo in argento. Il Pontefice, un mosaico raffigurante un grande vaso di frutta e una medaglia d'oro del secondo anno di pontificato. La visita è stata occasione per riflettere sui rapporti fra Italia e Santa Sede, sulle reciproche competenze e in particolare sulla necessità che alla Chiesa venga riconosciuta una propria libertà di azione all'interno del Paese. Ratzinger ha auspicato che la collaborazione tra Stato e Chiesa «possa continuare a svilupparsi concretamente». Perché «pur pienamente distinti, sono entrambi chiamati, secondo la loro rispettiva missione e con i propri fini e mezzi, a servire l'uomo». «La libertà, che la Chiesa e i cristiani rivendicano - ha sottolineato Benedetto XVI - non pregiudica gli interessi dello Stato o di altri gruppi sociali e non mira ad una supremazia autoritaria su di essi, ma è piuttosto la condizione affinché si possa espletare quel prezioso servizio che la Chiesa offre all'Italia e a ogni Paese in cui essa è presente». Tale servizio «si esprime anche nei riguardi dell'ambito civile e politico». Il Papa ha quindi ribadito che fra le priorità del nostro tempo c'è anche «la tutela della vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento alla morte naturale, e dalla promozione della famiglia, fondata sul matrimonio e prima responsabile dell'educazione». E fra le «grandi sfide», Ratzinger ha ricordato la guerra e il terrorismo, l'estrema povertà e le epidemie. «Ci sono scelte che appartengono alla sfera di decisioni dello Stato, alla responsabilità e all'autonomia della politica - ha detto nel suo discorso Napolitano - ma avvertiamo come esigenza pressante ed essenziale il richiamo a quel fondamento etico della politica». Il capo dello Stato ha anche confessato come «il suo principale assillo sia rinsaldare l'unità della Nazione e la coesione della società italiana» e che per tale compito «so di poter contare - ha detto riferendosi al Pontefice - sulla sua speciale sensibilità e sollecitudine». Napolitano era accompagnato dalla consorte Clio. Insieme a loro, anche il ministro degli Esteri D'Alema, anch'egli con la moglie. Le due consorti, curiosamente, non indossavano il velo nero che il protocollo Vaticano prevede per le donne in visita dal Pontefice.