Gasparri
«Contrasti interni alla maggioranza» hanno portato a una scelta unilaterale e Gasparri il suo dissenso l'ha voluto mettere nero su bianco. L'esponente dell'esecutivo di An ha così presentato un'interrogazione al presidente del Consiglio e al ministro dell'Interno in merito al rinnovo dei vertici dei servizi. Gasparri chiede senza mezzi termini al governo «se risponde al vero che sarebbe stato posto un veto, secondo quanto riferiscono notizie di organi di informazione, sul nome del dottor Manganelli come capo del Sisde da parte di Rifondazione comunista, a causa dell'ostracismo nei confronti dei vertici del dipartimento della Pubblica sicurezza di Rifondazione comunista collegato alle vicende del G8 del 2001 a Genova ed alle successive polemiche politiche e parlamentari». Onorevole Maurizio Gasparri, come vede le nomine dei vertici dei Servizi? «Al di là dei nomi delle persone prescelte, che sono comunque dotate dei requisiti richiesti, non mi aspettavo che questa maggioranza seguisse metodi diversi... Non mi meraviglio che non abbiano cercato un accordo. Il problema fondamentale è la divisione interna che pesa sulla maggioranza». Come ritiene che si sarebbe dovuto procedere? «Con dei contatti riservati con i vertici dell'opposizione. Certo in questi casi la riservatezza è importantissima, di certe cose non si può discutere in luoghi non adatti. Qualcosa in merito ritengo e spero che sia stato fatto, ma c'è stato il mancato rispetto di una procedura condivisa e questo, lo ripeto, è avvenuto perché all'interno della maggioranza ci sono forti contrasti». Contrasti tra chi? «Della maggioranza con la sua parte più a sinistra che ha causato il mancato rispetto di una ricerca di dialogo». Il segretario di Rifondazione, Giordano, ha detto che loro di veti non ne hanno messi. In pratica cosa è accaduto? «All'inizio sembrava che Cucchi aspirasse al Sismi, un incarico certamente di maggiore importanza rispetto a quello che poi gli è stato assegnato al Cesis. Cucchi era molto sostenuto da Parisi. Per il Sisde invece si parlava di Manganelli. Ecco qui si sono fatte sentire le divisioni interne alla maggioranza che hanno portato a quello che è successo». Tutto per questi contrasti. «Sì, certo, visto che le divisioni interne hanno creato questa situazione. Gabrielli, una persona molto giovane, è stato nominato in fretta, con uno scatto di carriera molto brusco. In pratica l'hanno fatto prefetto questa mattina. Vedremo poi, dimostrerà sul campo se è stata una buona scelta. Direi che era meglio comportarsi diversamente». E qui arriviamo alla sua interrogazione. «E sì, Manganelli è stato condannato dalla sinistra estrema, che ce l'ha con De Gennaro e per questo non vuole Manganelli, visto che è il suo vice. A sinistra ce l'hanno con De Gennaro dai tempi di Genova, ma certe cose andrebbero superate». Vede comunque degli aspetti positivi? «Sì, che è finito il toto-nomine, non si poteva proseguire così, questi incarichi sono importanti e delicati. Non era possibile continuare con i giornali che tutti i giorni facevano un nome. Almeno adesso i nomi ci sono. Al di là delle discussioni sui metodi tenuti dal governo per queste designazioni da tempo annunciate, c'è da augurarsi che l'Italia continui a difendersi con gli stessi risultati conseguiti finora». Cosa dice a chi se ne va? «Un ringraziamento di tutte le istituzioni, di tutto il mondo della politica va espresso a Emilio Del Mese, Nicolò Pollari, Mario Mori, che hanno guidato i servizi di sicurezza in anni di offensiva del terrorismo fondamentalista salvaguardando la vita degli italiani. L'Italia non ha conosciuto i momenti tragici di New York, di Washington, di Madrid, di Londra e di tanti altri posti del mondo anche grazie all'efficienza ed alla capacità di chi ha guidato i nostri servizi segreti. L'auspicio è che chi oggi assume queste responsabilità possa ottenere analoghi risultati e dimostrare analoga cap