«Non basta la presa di distanza, Diliberto deve smettere di giocare con la piazza»
Il rogo dei fantocci raffiguranti soldati italiani, con gli slogan «10, 100, 1000 Nassiriya», al premier non sono piaciuti e, soprattutto, non va bene la presenza di Oliviero Diliberto e del Pdci: «Basta giocare con la piazza». A distanza di 24 ore dalla manifestazione, mentre trapela anche l'indignazione del Quirinale, le polemiche non si smorzano. Silvio Berlusconi parla di un governo ostaggio dei comunisti. Parole dure da tutta la Cdl, che sfrutta la diretta Tv per il voto finale sulla Finanziaria alla Camera. Condanna anche dall'Unione, a partire dal presidente del Senato Franco Marini e dal ministro degli Esteri Massimo D'Alema. A Palazzo Chigi c'è irritazione e per i gesti estremi e, soprattutto, per la partecipazione di un partito della maggioranza, che scopre così il fianco agli attacchi dell'opposizione. Il centrodestra non perde l'occasione e cavalca l'onda: all'indice il Pdci (che fa sapere di non accettare diktat da nessuno) e, di riflesso, l'Unione. «Siamo l'unico paese occidentale che brucia in piazza le effigi militari dei propri soldati», attacca Berlusconi, secondo il quale Prc e Comunisti italiani «tengono prigionieri maggioranza e governo, imponendo diktat figli dei loro valori di sempre». E se Gianfranco Fini, presidente di Alleanza nazionale, dice che Diliberto dovrebbe «vergognarsi», il leghista Roberto Calderoli critica la sinistra «ipocrita, che condanna a parole ma cerca i voti dei delinquenti». Il leader Udc Pier Ferdinando Casini parla in Aula e ringrazia i caduti di Nassiriya, «che ancora una volta sono stati insultati». Insomma, il centrodestra va alla carica e Giulio Tremonti (Forza Italia), anche lui in diretta televisiva, propone di intitolare una sala della Camera ai soldati italiani morti in Iraq. Comprensibile, dunque, un certo imbarazzo degli alleati del Pdci, che avrebbero fatto volentieri a meno di doversi misurare con questa ennesima polemica. E allora, subito dopo l'approvazione della manovra a Montecitorio, Prodi stigmatizza i «gravissimi episodi di irresponsabilità». È sufficiente che Diliberto abbia preso le distanze? «No - dice il premier - ci deve essere un impegno a finirla di giocare con la piazza». Massimo D'Alema ribadisce che gli slogan su Nassiriya offendono la coscienza nazionale e aggiunge che tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento dovrebbero prendere le distanze, mentre Franco Marini parla di «vergognose affermazioni di una minoranza». Nel centrosinistra la condanna è unanime, dallo Sdi ai Verdi fino all'Italia dei valori. Clemente Mastella spiega che per l'Udeur si potrebbe porre «il problema morale e politico di convivere con questa alleanza». Un fuoco di fila contro i Comunisti italiani. Per loro interviene il capogruppo alla Camera Pino Sgobio, che condanna «slogan e insulti insensati e vergognosi di un manipolo di provocatori, che fanno malissimo alla causa palestinese». Respinge però le «polemiche pretestuose e strumentali piovute addosso al partito» e ribadisce la linea del Pdci: «Saremo sempre al fianco della pace in Medio Oriente con l'obiettivo di avere due popoli e due Stati». Al partito fanno però capire di non aver gradito le critiche del premier e degli alleati: «Detto che c'è un abisso tra noi e chi ha gridato quegli slogan - dicono dallo staff del segretario - nessuno ci può dire quando è opportuno scendere in piazza. Se dovessimo, per esempio, ritenere utile manifestare contro un'eventuale riforma delle pensioni, lo faremo». Nel pomeriggio erano anche circolate voci su una telefonata tra Prodi e Diliberto: circostanza decisamente smentita sia dal Pdci che dal portavoce del premier, Silvio Sircana, che spiega: «Prodi non ha sentito Diliberto né ieri né oggi».