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Diliberto condanna ma il suo partito sfila con gli estremisti

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Parole d'ordine truci che inneggiano alla violenza e hanno come obiettivo gli Usa, Israele ma anche l'Italia. Due simboli storicamente opposti, la svastica e la stella di David, riuniti sulla bandiera americana. Tre fantocci che avrebbero dovuto rappresentare un soldato statunitense, uno di Tel Aviv e uno italiano dati alle fiamme fra le urla di giubilo degli estremisti. Il «solito» ripetuto insulto ai martiri di Nassiriya. E perfino il premier del centrosinistra e il suo ministro degli Esteri finiti nel mirino dei manifestanti. Ancora una volta la protesta di piazza della sinistra «radicale» non è riuscita a contenersi nei limiti di un corteo civile e rispettoso di valori condivisi, rappresentando un ennesimo autogol politico e d'immagine per l'Unione e Palazzo Chigi. La manifestazione per la «pace» in Medio Oriente, secondo gli organizzatori, a Roma ha raccolto circa 20 mila persone (e 50 mila a Milano dove, però, si è svolto tutto regolarmente). Arrivati a via dei Fori Imperiali alcuni esponenti dei centri sociali del nord est hanno dato alle fiamme tre «manichini-soldati» avvolti nelle bandiere italiana, statunitense e israeliana («nazi-sionista» portava scritto sulla fronte quest'ultimo) al grido di «Israele brucerà». Un giovane col volto coperto dalla kefiah mostrava una bandiera americana con sopra disegnata una svastica e una stella di Davide. Non è mancato lo sloga scandito ormai tradizionalmente nelle manifestazioni estremiste, «L'Italia dall'Iraq deve andare via, 10, 100, 1000 Nassiriya», a cui ieir se n'è aggiunto uno simile: «L'unico tricolore da guardare è quello disteso sulle vostre bare». L'ala «dura» del corteo se l'è presa anche con rappresentanti del governo unionista: «Prodi boia», «D'Alema boia». E con lo stesso esecutivo: «Governo italiano non ti smentisci mai, sei sempre a fianco dei guerrafondai». Non sono mancati accenni alla distruzione dello Stato ebraico («Cosa vogliamo? Vogliamo tutto. Lo Stato di Israele deve essere distrutto»), oppure, «La pace in Medio oriente si fa così: armi, armi, armi ai fedayn». Immediate le reazioni del mondo politico. «L'inqualificabile gesto compiuto davanti all'Altare della patria testimonia più di qualunque commento - sostiene Ignazio La Russa, capogruppo di An alla Camera - la natura della manifestazione, il suo livore ideologico e veterocomunista e la sua connotazione anti-italiana, anti-israeliana e anti-americana». Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini si è detto «indignato per i nuovi episodi di sciacallaggio politico e istituzionale che si sono verificati ai cortei per la Palestina». Ma commenti negativi sono giunti anche dal centrosinistra. il presidente della Camera parla di frasi «orribili ed indicibili in un luogo dove ci si possa confrontare» ed «incompatibili con la convivenza civile». Per il segretario dei Ds Piero Fassino si è trattato di «pura provocazione politica». Quello del Pdci Oliviero Diliberto afferma che «chi grida quegli slogan e chi compie quei gesti è un nemico della causa palestinese». Eppure il leader dei Comunisti Italiani, che fanno parte del governo, ha partecipato sempre alle manifestazioni della sinistra radicale, sfilando a fianco di quelli che ora definisce «nemici». E ieri aveva detto che il corteo non era contro il governo e Israele, subito smentito dai fatti e dalle parole. Più coerente e chiaro il capo dei Cobas Piero Bernocchi: «Questo corteo è contro la linea del governo, soprattutto quella di D'Alema, che ha ribadito la vicinanza dell'Italia e Israele, interrotto i finanziamenti al popolo palestinese e firmato un accordo militare con Israele», ha dichiarato. Insomma, l'autolesionismo del centrosinistra sembra non avere fine. E il governo (o parti di esso) continua a protestare contro se stesso.

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