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di PAOLO CALCAGNO MILANO — Ritorna Antonio Negri e punta il dito contro la sinistra italiana.

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Sono oramai lontani i tempi che, per mesi, videro Negri in prima pagina su tutti i giornali con l'accusa di essere il mandante del rapimento e dell'assassinio di Aldo Moro, da parte delle Brigate Rosse, cui seguirono il carcere speciale, l'elezione come deputato nelle lista del partito radicale, la fuga in Francia, processi, condanne e assoluzioni. Il professor Antonio Negri, oggi, mette in ridicolo gli esponenti di quella parte politica che, forse non a torto, considera come principale responsabile delle sue sventure politico-giudiziarie. «La sinistra? Ma chi sono questi? - si chiede Negri - Neanche Berlusconi sono riusciti a battere. Ce ne vuole eh...La prima repubblica è finita con disonore. Eppure, oggi, solleva persino qualche nostalgia. Erano ladri, ma molto meno corruttori delle istituzioni di quanto lo siano gli attuali politici e padroni». Epifani e i sindacati? «Lenin aveva ragione - aggiunge Negri -: i sindacati hanno come funzione il sostegno del governo della loro parte politica. Epifani non ci pensa proprio a lottare per far cadere Prodi: il suo ruolo non è fra i costruttori di forme di comunanza (territorio, sanità, vita sociale, comunicazione, cultura, lavoro, ricchezza) a vantaggio della Moltitudine di sfruttati che fabbricano le metropoli, ma piuttosto fra gli espropriatori del "comune"». Negri replica anche al filosofo e sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, che ha reagito, scandalizzato, al suo concetto di Moltitudine, come erede attuale dell'operaio-massa, che comprende vasti strati di soggetti precari e sfruttati, anche fra chi fino a poco tempo fa veniva considerato privilegiato: «Cacciari è andato su tutte le furie. Ma la concezione fordista della società è roba del passato». Guardando, poi, alla guerra in Kosovo, Afghanistan, Irak e al pacifismo come istanza etica, sostenuta dalla sinistra italiana, Negri osserva: «La sinistra non è mai stata pacifista! O era rivoluzionaria o usava il pacifismo strumentalmente, per fare una guerra di resistenza e di liberazione. Io non sono d'accordo con questi piccoli Cavour dell'opportunismo cinico, alla D'Alema, che fanno la guerra contro i deboli perché vogliono guadagnarci e, così, continuare la politica con altri mezzi. In Serbia, D'Alema ha fatto una guerra che era ingiusta e infame, e ha ingannato gli italiani. E ingannare, in democrazia, è tremendo». Negri ne ha anche per Bertinotti e il suo rifiuto della violenza: «Bertinotti aveva scelto con grandi squilli di tromba di essere il partito del movimento, ma i movimenti, si sa, sono maneschi e Bertinotti non poteva presentarsi all'alleanza con Prodi rappresentando questi "villani". La sua è una scelta opportunista per imbrigliare quei movimenti sui quali avrebbe voluto stabilire il controllo».

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