«All'interno dell'Unione posizioni incompatibili»
Peccato che, quella che si è svolta ieri a Roma, di pacifico ha solo l'intenzione. Poi, in piazza, i ragazzi di Forumpalestina, dei Comunisti italiani, dell'Ucoii, e della sinistra più radicale in genere, parlano di guerra. Vogliono la distruzione di Israele. Bruciano bandiere e fantocci vestiti da militari americani o israeliani dopo avergli «tatuato» sulla fronte la scritta «nazi-sionisti». Ancora una volta per parlare di pace, i manifestanti hanno dovuto parlare di distruzione dello Stato ebraico. «È l'ennesima prova di odio e intolleranza nei confronti di Israle», ha denunciato immediatamente Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Presidente Gattegna, ancora una volta abbiamo assistito a un corteo che dipinge Israele come un stato guerrafondaio... «Come si temeva, alla manifestazione di Roma, ci sono stati episodi d'intolleranza e istigazione all'odio verso Israele. Sono episodi che si ripetono ormai regolarmente ogni volta che gruppi come i Comunisti italiani le organizzano». Quanto valgono le scuse di Diliberto in queste occasioni? «Le parole di rammarico dell'on. Diliberto non appaiono in nessun modo credibili. Queste manifestazioni appaiono, invece, come la naturale conseguenza della politica squilibrata e faziosa di cui lui stesso è il principale artefice e protagonista. Sono anni che l'onorevole Diliberto, come poi Venier o i loro compagni di partito, non pronunciano parole di condanna per gli attentati, le aggressioni e i bombardamenti che Israele ha subito». Un astio, da parte dell'estrema sinistra, che persevera... «Appare evidente l'incompatibilità tra le forze che ieri hanno manifestato a Milano e quelle a Roma. Il problema nasce dal fatto che sono tutte e due parte della coalizione di governo. Questo è poi particolarmente grave nel momento in cui l'Italia si è proposta per svolgere un ruolo super partes come Paese-guida delle forze militari di interposizione in Libano, per l'attuazione delle risoluzioni votate dall'Onu». Crede che la sinistra sia arrivata a un bivio? «È ormai chiara, almeno rispetto alla questione Mediorientale, l'incompatibilità di posizioni e impostazioni all'interno della stessa coalizione di sinistra. Forse, per una motivazione di chiarezza politica, si dovrebbe prendere atto di questo. Certo, non sta a noi dire quello che i partiti devono o non devono fare. Ma il nostro ruolo è puntualizzare che un'incompatibilità esiste». Jacopo Venier, il responsabile esteri del Pdci, ha preferito partire alla volta di Beirut e partecipare a un incontro sul futuro in Medioriente, organizzato dal partito comunista locale e da Hezbollah... «Chiaramente la sua presenza a Beirut con Hezbollah è l'ulteriore prova del non voler ricercare un contatto costruttivo. Vuol dire lavorare su un unico fronte per una pace che, in realtà, dovrebbe essere di tutti i popoli protagonisti della controversia mediorientale».