«Voglio una destra ben oltre il 13%»
La sfida dell'ex vicepremier. Verso un partito più aperto e moderno
In questo triennio dobbiamo creare le condizioni perché ciò che unisce le forze del centrodestra sia più forte di ciò che lo divide. È una questione di strategia, non di tattica. Questa è politica, il resto è propaganda». Lo ha detto, ieri, il presidente di Alleanza nazionale nel corso della presentazione al cinema Capranichetta del libro di Fabio Torriero «La Destra che verrà» rispondendo alle domande del direttore de Il Tempo, Gaetano Pedullà, sulle divisioni nella Cdl e sull'eventuale successione alla leadership di Silvio Berlusconi. Rispondendo indirettamente anche a chi nel partito teme uno snaturamento della destra, Fini ha aggiunto: «Questo vuol dire che voglio andare al centro? No, vuol dire che si tratta di dare forma e vita a quella che chiamo destra diffusa e che va ben oltre il 12-13%». Fini ha quindi ribadito che tale traguardo può essere raggiunto solo «attualizzando i nostri valori» e non «custodendoli in una sorta di identità museale statica». In questo processo di modernizzazione, l'ex ministro degli Esteri non teme il rischio di restare isolato, né si preoccupa di disegni neo-centristi volti a «tagliare le ali» delle due coalizioni, semprechè il partito sia in grado e voglia affrontare il mare aperto, anzichè restare comodamente ancorato nel suo porto sicuro del 12-13%: «In Italia - ha detto - c'è chi ha l'0,8% o l'1,5% dei voti e pensa di essere il padrone del Paese... Penso che An più che il taglio delle ali o delle unghie, debba temere il taglio della testa». «Quella dell'elezione del presidente del partito non sulla base dei soli delegati ma anche di una platea più ampia è un'ipotesi a cui stiamo lavorando» ha detto poi il presidente di Alleanza nazionale, rispondendo ad una domanda sulla possibilità che il leader venga eletto direttamente anche da parte degli iscritti. «Credo - ha aggiunto - che si debba comunque pensare ad un partito di novità. Occorre organizzarlo in modo più aperto, creando circoli, associazioni, fondazioni. Io stesso sto lavorando alla Fondazione con con alcuni amici, che verrà alla luce tra qualche tempo». Ma la notizia del giorno è la decisione di espellere Francesco Storace dall'esecutivo del partito. L'ex ministro della Salute è stato escluso perchè è venuto meno il rapporto fiduciario. Dopo anni, nasce in An un'opposizione organizzata, la «corrente di destra», che chiede a gran voce la celebrazione del congresso. È la fine di un antico rapporto (di amicizia, di collaborazione, di stima) tra i due. Storace fu il portavoce (e uomo-immagine) di Fini anche dopo la trasformazione del Msi in Alleanza Nazionale, che mutò il partito anti-regime in forza di governo. Il presidente di An, con una nota del partito, ha fatto sapere che è venuto meno «il rapporto fiduciario» con Storace e quindi anche la ragione che aveva portato alla sua nomina.