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Il Prof traccia il bilancio dei primi sei mesi a Palazzo Chigi: «I problemi? Colpa della Cdl»

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Romano Prodi, ieri pomeriggio, ha convocato una conferenza stampa a Palazzo Chigi per un bilancio dei primi sei mesi di attività dell'esecutivo. Con un intervento per molti versi speculare a quelli più volte fatti dal premier che lo ha preceduto, Prodi ha fatto un lungo elenco di successi, ha attribuito i problemi ai cinque anni targati Cdl, ha assicurato che alla fine della legislatura l'obiettivo del risanamento sarà centrato. Il premier ha pure rispedito al mittente le critiche, arrivate anche da ambienti parlamentari dell'Unione, per la gestione della Finanziaria, che è frutto di «un lavoro collettivo», e ha sostenuto che una manovra così contrastata nel Paese (anche ieri ci sono state manifestazioni di diverse categorie a Roma come a Milano) «è il segno del cambiamento». Prodi ha ammesso che i primi sei mesi sono stati complessi (la colpa è della gestione Berlusconi), ed è proprio sul tema dell'eredità che ha incentrato la parte iniziale del suo intervento. «La finanza pubblica - ha attaccato - era uscita dai binari della logica. Un cocktail micidiale di spese primarie, di politiche tributarie dirette a creare ineguaglianze a vantaggio di pochi, grazie anche ai condoni che hanno favorito l'evasione fiscale». È riapparsa anche la polemica sull'euro e il premier ha parlato di una «gestione irresponsabile dell'introduzione della moneta con la mancanza di controlli e di trasparenza nei mutamenti dei prezzi». Fatta questa premessa, Prodi ha assicurato che nei primi sei mesi di attività il governo è riuscito a «invertire queste pericolose tendenze. Il risanamento - ha assicurato - sarà completato in cinque anni, intanto abbiamo innestato la marcia più veloce. Abbiamo davanti a noi diversi altri semestri». Insomma, l'azione di questi primi sei mesi è una premessa di ciò che verrà nei prossimi anni. In questo discorso ha inserito la Finanziaria: «Una manovra di sviluppo, abbiamo prodotto una notevole redistribuzione del reddito, e lo abbiamo fatto con concertazione, dialogo e confronto. Le finanziarie che devono far cambiare rotta al Paese sono diverse dalle altre». I sei mesi sono finiti condensati in tre brochure, presentate dal ministro per l'attuazione del programma di governo, Giulio Santagata, che ripercorrono la storia, passo dopo passo dell'esecutivo. Il Professore ha tracciato un bilancio assolutamente positivo. E alle tante critiche piovute, non solo dall'opposizione, lo staff governativo ha risposto con numeri e tabelle alla mano: si parla di tagli alle spese, tra cui viene indicata la riduzione del 30% delle indennità del presidente del Consiglio e di tutti i ministri, ma anche i tagli alle spese per consulenza. La struttura del programma di governo si snoda tra i vari rami: uno vede l'Italia protagonista sulla scena internazionale. Punti cardine, la missione di pace Unifil in Libano, il ritiro del contingente militare dall'Iraq, e ancora il progetto Cina e le politiche per gli italiani nel Mondo. L'obiettivo primario resta quello di uscire dalla crisi e ritrovare competitività. Gli strumenti usati sono la riduzione del cuneo fiscale per le imprese, ma anche il fondo per l'innovazione, le politiche di sostegno al settore turistico. Il futuro passa anche attraverso «un'immigrazione governata e integrata» in cui la cooperazione, anche con gli altri paesi europei, diventa un'arma in più.

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