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Berlusconi con i vertici del Pri rilancia la coalizione Ma una lettera di Bondi scatena le ire dell'Udc

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La Lega non sosterrà mai Prodi e l'Udc non sarà alla manifestrazione del 2 dicembre solo perché cerca «di attirare attenzione su di sè», ma non andrà a sinistra. Sereno e rilassato, convinto della tenuta della coalizione; incline alla battuta ma determinato nel denunciare nell'Italia di oggi un deficit di democrazia: si è presentato così Silvio Berlusconi alla cena organizzata in un albergo romano giovedì sera dai dirigenti del Pri. Una serenità turbata però ieri mattina dalla polemica scoppiata proprio con l'Udc per una lettera di Sandro Bondi pubblicata su un quotidiano e nella quale il coordinatore azzurro spiegava che la manifestazione del 2 dicembre «dovrà essere anche una ferma risposta a chi nel centrodestra sta strumentalmente cercando di mettere in discussione la leadership di Berlusconi». Chiaro il riferimento ai centristi. I quali non hanno affatto gradito. «Si chiama la gente per manifestare contro Prodi e la si usa per una finalità diversa, tutta interna al centrodestra. Io questo lo avevo capito da un pezzo e infatti a quella manifestazione l'Udc non ci sarà — ha replicato Pier Ferdinando Casini — Quello di Bondi è un gesto di cui essergli grato, non certo di cui arrabbiarsi. Come sempre dice onestamente quello che pensa e tutti i politici dovrebbero prendere esempio da lui». A sua volta Bondi ha provato ad abbassare i toni della polemica: «Nutro una stima sincera personale per Pierferdinando Casini e rispetto profondamente la linea politica che il suo partito autonomamente persegue, ma proprio per questo non ritengo serio utilizzare spregiudicatamente una frase contenuta nella mia lettera-circolare interna, nella quale peraltro non vi è alcun cenno polemico nei confronti dell'Udc e dove si spiegano chiaramente al contrario le ragioni che ci spingono a partecipare ad una manifestazione di massa per dare un avviso di sfratto ad un governo pericoloso e illiberale, come ho spiegato subito in un colloquio telefonico amichevole con Lorenzo Cesa. E tutto ciò al solo scopo di ingigantire una differenza di vedute fra noi e l'Udc che non ritengo utile e necessaria». Giovedì sera, a cena con i vertici del partito repubblicano, Francesco Nucara e Giorgio La Malfa, era stato Berlusconi a «ricucire» i rapporti nel centrodestra: «La Cdl esiste. Tra i nostri elettori non ci sono spaccature». E annunciando un vertice della coalizione per la prossima settimana, ha ribadito la sua fiducia nella fedeltà degli alleati. A partire dall'Udc che con il suo «smarcamento» dalla manifestazione contro la Finanziaria del 2 dicembre «ha cercato di attirare attenzione su di sè». «Ma io — aggiunge — non ho mai pensato ad un passaggio dell'Udc a sinistra». Neanche con la Lega ci sono problemi. «L'altra sera sono stato con Bossi per diverse ore. La Lega guarda sempre all'interesse del nord e dice: se questo governo fa una proposta positiva la votiamo. Ma questo non vuol dire appoggio esterno». Poi qualche battuta, scherzando sull'intervento al menisco. Berlusconi si è vantato di aver recuperato «più velocemente dei calciatori». «Loro normalmente ci mettono tre giorni, io — ha afermato con orgoglio — il giorno dopo ero già in piedi». E subito un'altra battuta un po' irriverente: «Ho deciso: porterò il mio menisco a Napoli: siccome a Napoli conservano il sangue di San Gennaro, vorrà dire che si terranno pure il menisco di Silvio Berlusconi...».

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