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Spunta la norma per salvare lo stipendio di Sartor

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Nella confusione generale dovrebbero essere loro gli unici ad avere un quadro abbastanza chiaro della legge. Spesso non abbiamo avuto questa sensazione. La finanziaria cambiava e cambia sotto ai nostri occhi, in omaggio a un'applicazione economica di quello che i fisici chiamano «principio di indeterminazione», l'idea, cioè, che un fenomeno cambi semplicemente perché lo stiamo osservando. Vabbè, torniamo sulla terra. Perché almeno in un'occasione la coppia degli uomini più vicini alla misteriosa finanziaria ha dimostrato di vederci bene e di avere le idee chiare. Ventura ha legiferato e Sartor si prepara a incassare. Uno degli ultimi emendamenti approvati prevede proprio che i sottosegretari non parlamentari (quelli che non sono stati eletti alla Camera o al Senato, quindi) non subiscano la riduzione del 30% per gli stipendi dei governanti prevista nella legge. Per la verità anche i governanti non subiranno, grazie a un vecchio cavillo, quella decurtazione di stipendio tutta intera. Ma, appunto, i sottosegretari non parlamentari avranno comunque lo stipendio perfettamente integro. Non stiamo parlando di un emendamento per le grandi masse, insomma. Non si arriva neanche a gruppi, più o meno nutriti di persone interessate, forse neanche a piccolissimi gruppi. A ben guardare l'emendamento colpisce quasi solo una persona: Nicola Sartor. Ce n'era bisogno, lo capiamo. Effettivamente il sottosegretario, per slancio ulivista, ha accettato di lasciare l'insegnamento universitario a Verona per andarsi a impazzire tra le carte della manovra economica. Ha tutta la nostra comprensione se chiede almeno che non gli si tagli lo stipendio. Certo, lo strumento di un emendamento buttato lì in corsa, proprio mentre le proposte di modifica stanno arrivando alla tagliola della fiducia, non è proprio il massimo dell'eleganza, ma chi volete che ci faccia caso. Mentre non è stato bello costringere il governo a precisare che solo i sottosegretari beneficiano di questa misura, mentre i ministri no. Si vede che Tommaso Padoa-Schioppa, anche lui non parlamentare, non se l'è sentita di dare il via a un emendamento in salvataggio della propria busta paga. In commissione Sartor è stato notato spesso un po' distante dall'immediatezza della discussione, quasi con la mente altrove, come assopito (secondo i più malevoli). A riprova si racconta delle diverse occasioni in cui non ha saputo bene che risposta dare dopo aver ricevuto richiesta del suo parere su un emendamento. E il suo, in teoria, non sarebbe un parere da poco: è stato preso nella squadra di governo proprio con il compito di seguire la finanziaria. Compito ingrato, va detto, che richiede abnegazione, sacrificio e competenza. In passato, lo diciamo per rispettare in pieno la par condicio, quel compito è stato svolto egregiamente da tecnici-politici di primissimo piano come Giuseppe Vegas per il centrodestra e Piero Giarda per il centrosinistra. Forse erano più efficaci di Sartor, ma, in omaggio al principio per cui il merito, quando c'è di mezzo lo stato, non conta niente, anche l'attuale sottosegretario vuole lo stipendio tutto intero.

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