I tecnici: «Ma i reati in un anno sono diminuiti del 10%»
Ne finisce una e ne inizia un'altro. Clemente Mastella è costretto ad andare in aula al Senato perché lì il centrodestra sta per provare le spallata e il ministro è senatore con licenza (nel senso he Prodi gli ha concesso di restare in carica come parlamentare mentre a tutti gli altri ha imposto di dimettersi) e deve restare inchiodato a Palazzo Madama perché ogni voto può essere decisivo. determinante. Ma il clima che tira oco distante, al dicastero di via Arenula, lo si vede da come si comporta il titolare nello scranno senatoriale: si muove, sbraita, s'attacca a telefono, incorcia le braccia, poi no, le mette sulle guancia, poi ci ripensa, sbuffa, si volta verso destra, popi verso sinistra. Riprende la cornetta del telefono, afferra il celulare, chiama, telefona, si mette la mano davanti alla bocca per non far vedere che cosa dice. Insomma, Mastella è impaziente. freme. Frigge, vorrebbe stare altrove a mettere a psoto quest'ennesima frittata che s'è fatta sulla storia dell'indulto. Un nervo scoperto. Perché quello che non sopporta Mastellone da Ceppaloni è che l'indulto in Parlamento l'hanno votato l'80% delle forze politiche. Ma a difenderlo fuori è rimasto solo lui. E quello che lo manda in bestia sono soprattutto i dati, sbandierati ovunque, che l'indulto abbia creato allarme sociale. I dati del Dap, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, dicono il contrario. Almeno per ora. Nei primi dati disponibili, quelli relativi al trimestre luglio-settembre (l'indutlo è entrato in vigore il rpimo agosto) i reati ascritti ai soggetti rientrati in carcere è diminuito. E non di poco: di oltre il dieci per cento. E di quella quota incidono soprattutto i reati di fede pubblica (scesi all'1,27% del totale) contro l'amministrazione della giustizia (sono ora lo 0,67%), quello relativo alla legge sulle armi (fermi allo 0,53%), quelli relativi al libro terzo delle contravvenzioni (0,37%). Sono invece aumentati i reati sulla legge della droga (saliti all'1,77%) e quelli contro il patrimonio (cresciuti all'1,15% del complessivo dei reati commessi). Ma il saldo comunque è negativo. MNel senso che mentre i reati contestati da luglio a settembre 2005 erano 22.313, nello stesso periodo del 2006 erano scesi a 20.053. In pratica, 2.2260 in meno rispetto all'anno precedente. Da questi dati, dunque, se ne ricava che l'indulto non avrebbe avuto un effetto devastante. Almeno da un punto di vista sociale. Si dirà: be', a guardare l'emergenza Napoli e comunque di tutto il Sud, non si direbbe. Non si direbbe? In effetti anche su questo i dati del Dap non confermano un legame stretto tra indulto e ripreso della criminalità. O almeno le differenze non sono così pesanti. Per esempio sono scesi si casi in cui viene contestati il reato di associazione mafiosa scesi da 214 casi a 165. Diminuiti anche i casi che riguardano da legge sulla roga (da 6389 a 6140), sulle armi (da 1769 a 1352) e persino quelli relativi all'ordine pubblico (da 494 a 447). Calati anche quelli relativi all'incolumità pubblica (da 181 a 148). Sono invece incrementati, e non di cpoco, i casi di reati contro il patrimonio (da 12553 a 14032) e quelli contro la persona (da 4013 a 4123). Numeri, numeri, numeri. Sono quelli sui quali si arrovella Clemente Mastella. Vorrebbe che fossero chiari a tutti, anche perché ormai anche se si ruba una caramella in Italia la si addebita al conto dell'indulto. Le cifre smentiscono tutto. I tecnici del ministero gli continuano a far notare che in realtà l'indulto ha inciso poco sulla delinquenza. Ogni anno, fanno notare al Dap, per esempio, il flusso di visitatori delle carceri è di 88mila persona. Ogni anno, in pratica, più persone di uno stadio Olimpico pieno come un uovo entrano in carcere. Ovviamente non tutte restano dentro. Ma l'indulto ha inciso per poco se sono usciti dal carcere in agosto solo 15mila persone per effetto diretto dell'indulto e altre duemila neimesi successivi. «E allora? Che vogliono?» si domanda da settimane Mastella. Se lo chiede. G