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Il ministro degli Esteri: «Ero lo scout di Enrico Berlinguer»

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Massimo D'Alema sbarca in Cina con le idee chiare: da oggi saranno tre giorni di contatti intensi con le autorità cinesi - tra l'altro il primo ministro Wen Jiabao e il collega Li Zhaoxing - rappresentanti di un paese che va veloce e che sta risalendo di corsa la corrente. Enorme potenza economica, la Cina sta sempre più assumendo anche un peso politico regionale e mondiale considerevole. I numeri della crescita della Cina parlano da soli ed è con questa realtà che devono confrontarsi le altre grandi economie del mondo. Il titolare della Farnesina ne è consapevole e mostra pragmatismo e voglia di «quagliare», anche contando su una antica conoscenza personale che ha del paese. «Sono un vecchio amico», dice D'Alema ricordando quando venne a Pechino da «scout» di Enrico Berlinguer sulla strada della riapertura dei rapporti con il Partito Comunista Cinese e ricordando anche le emozioni di quei momenti. E ricorda quando venne per l'internazionale socialista e volendo, il Partito comunista cinese, «svoltare a sinistra» sulla sanità e altri settori parlava di «svolta socialdemocratica». «Sono i paradossi della storia», sorride D'Alema. Molte cose, certo, sono cambiate da allora e molta acqua è passata sotto i ponti. L'Italia continua però ad essere un partner importante della Cina e, proprio un mese fa, il presidente del Consiglio Romano Prodi è venuto in visita da queste parti. Ma l'Italia vuole «assicurare continuità e regolarità di contatti ad alto livello e convergenze di vedute» con un paese che svolge un ruolo importante in sede multilaterale e con il quale l'Italia ha vedute comuni in alcuni dossier importanti dell'Onu, come quello della riforma. «L'Italia - ha affermato D'Alema in un ricevimento all'ambasciata italiana offerto dall'ambasciatore Gabriele Menegatti - deve accompagnare la Cina in questo processo di trasformazione e coglierne tutte le opportunità». D'altra parte, è vero, che l'Italia ha un potenziale che è stato largamente sottovalutato, osserva D'Alema, e che c'è la percezione, a volte, che il sistema paese abbia avuto poco coraggio nel lanciarsi nei rapporti con Pechino. Ma, spiega ancora il titolare della Farnesina, è anche vero che forse sarebbe ora che la Cina cominci a investire in Italia.

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