Partito Democratico
Certo, stavolta una grossa mano l'ha data Romano Prodi che, in un'intervista al settimanale francese Express, ha detto che la «parola "socialismo" non è la casa-madre di tutti i rifomisti». Parole che sono state subito raccolte dal popolare Pierluigi Castagnetti per rilanciare: «L'importanza che i Ds danno alla collocazione internazionale nel Pse è un retaggio ideologico». E il dibattito si infiamma. Anche perché, all'interno della Quercia, la collocazione europea del nuovo soggetto è tutt'altro che secondaria. Come dimostra anche il manifesto che la sinistra Ds sta preparando in vista dell'assemblea che sabato riunirà a Roma circa 2000 militanti. «Il mondo domanda un nuovo socialismo» è l'incipit del documento attorno al quale il leader del Correntone Fabio Mussi compatterà le minoranze di Cesare Salvi e Fulvia Bandoli e il socialista Valdo Spini. Ma il ministro dell'Università guarda con interesse anche ai cosiddetti «terzisti» di Gavino Angius e Giuseppe Caldarola che continuano a preferire la federazione e sono pronti a presentare una terza mozione al Congresso se Fassino e D'Alema non daranno risposte. Al Botteghino, intanto, si lavora in vista del Consiglio Nazionale che si terrà tra il 25 e fine novembre e si evidenzia che, sulla collocazione internazionale, «la nostra posizione è chiara». «Il Pd - dice il coordinatore della segreteria Ds Maurizio Migliavacca - non può essere isolato in Europa, deve avere un legame forte con la principale famiglia riformista, che è il Pse, ma al tempo stesso siamo favorevoli e lavoriamo per costruire un campo del centrosinistra in Europa». E poi, aggiungono altri dirigenti Ds, per sciogliere il nodo c'è tempo anche perché l'appuntamento sono le europee del 2009. Intanto, però, c'è da recuperare il dissenso interno che, come dimostra anche la manifestazione di sabato, non ha nessuna intenzione di mollare.