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Prosegue la guerra sulla leadership Cesa: «Dobbiamo ridiscutere tutto»

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Anzi, il giorno dopo il successo di Michele Iorio l'Udc torna a ribadire le differenze che la separano dal resto della Cdl: il 2 dicembre i centristi non parteciperanno alla grande manifestazione a Roma contro la Finanziaria organizzata da Forza Italia ma ne faranno un'altra, più piccola, a Palermo su un tema diverso, la sicurezza e l'integrazione. Una scelta che fa capire come ormai Pier Ferdinando Casini prosegua sulla strada della lotta alla leadership di Berlusconi. La decisione è stata presa ieri mattina alla fine della direzione dell'Udc ed è stata approvata quasi all'unanimità: su 55 voti i contrari sono stati solo tre: Carlo Giovanardi, Emerenzio Barbieri e Raffaele Grimaldi. Una scelta che i centristi giustificano proprio con il buon esito del voto in Molise: «Noi andiamo nella nostra piazza — ha spiegato il presidente dell'Udc, Rocco Buttiglione — è quella che coltiviamo, perché c'è un popolo dell'Udc all'interno del popolo del centrodestra che si riconosce nei nostri valori. Non dobbiamo fare l'errore di Prodi, di cavalcare tutte le rivendicazioni e promettere tutto a tutti. La vittoria in Molise dimostra che da un lato è stata bocciata la finanziaria di Prodi, ma dall'altro è stata capita la linea dell'Udc in un centrodestra, nel quale c'è una fascia di elettorato che non è berlusconiana e che non vuole scendere in piazza». Del resto il giudizio sulla Cdl del segretario Lorenzo Cesa è stato molto chiaro: «Noi consideriamo conclusa l'esperienza della Cdl, così come la considerano conclusa gli amici della Lega e di An». E a Berlusconi è tornato a dire: «Dobbiamo ridiscutere tutto nel centrodestra, dal programma alla leadership, senza pregiudiziali perché sarebbe inaccettabile se ci venisse detto che l'alleanza di centrodestra è immutabile ed esiste solo se a guidarla è l'onorevole Berlusconi. Quello legato ad un solo uomo non è un progetto politico. E il risultato delle elezioni in Molise lo conferma». «Se l'offerta è prendere o lasciare non ci interessa; se la proposta invece è ridiscutiamo insieme tutto, ma proprio tutto, allora siamo pronti al confronto nei tempi e nei modi opportuni». Cesa insiste che l'opposizione dell'Udc è «responsabile quanto decisa, centrata sull'interdizione parlamentare. I nostri alleati a volte preferiscono toni sopra le righe e un uso strumentale della protesta in piazza che non appartengono alle nostre corde e in cui non ci riconosciamo. Il populismo non ci appartiene. Noi semmai siamo per il popolarismo». Così, pur non condannando la manifestazione del 2 dicembre organizzata dalla Cdl, Cesa ribadisce che il «no» del suo partito a manifestare «coniuga il rifiuto di metodi demagogici e populistici con l'utilità, per l'Udc e per l'intero centrodestra, di condurre un'opposizione ferma ma centrata sui temi concreti in Parlamento». La scelta di «diseratare» la manifestazione della Cdl non è però piaciuta affatto a Carlo Giovanardi, uno dei «berluscones» dei centristi. «In piazza quel giorno ci saranno anche migliaia di elettori e di simpatizzanti dell'Udc — ha spiegato Giovanardi — è un errore che non ci sia nessuno che li rappresenta soprattutto quando la via parlamentare ci viene preclusa, non consentendo nessun confronto sul merito della Finanziaria». Giovanardi, uno dei tre esponenti centristi che ha votato contro il passaggio della relazione del segretario Lorenzo Cesa sulla manifestazione, dissente anche dalla posizione del suo partito sul bipolarismo: «Ho votato no anche alla parte del documento in cui si dice che in questo bipolarismo bisogna tagliare gli estremi. Se ci si riferisce alla Lega non sono d'accordo. La Lega non è come il Prc, la Lega ha sempre assunto atteggiamenti responsabili».

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