La confessione del ministro dell'Interno
Giuliano Amato: «L'indulto mi ha fatto soffrire»
Parole sorprendenti quelle di Giuliano Amato, che si è confessato in un'intervista che uscirà sul prossimo numero Polizia Moderna. «È chiaro - ha aggiunto il responsabile del Viminale - che un provvedimento del genere crea problemi a chi fa il nostro lavoro. Ma c'è un problema più generale che va affrontato: quello della certezza della pena. Credo che il Governo debba fare una riflessione seria sulle misure che si possono adottare per interrompere questo fenomeno, senza per questo ridurre le garanzie dei cittadini. Oggi - prosegue il Ministro - troppi delinquenti arrestati vengono scarcerati per mille motivi. Questo determina sfiducia nei cittadini e nelle forze dell'ordine». Per questo serve un intervento del Governo, su un tema che, spiega il titolare del Viminale, «coinvolge evidentemente anche altri ministeri». Un tema, quello della certezza della pena, sul quale il ministro è intervenuto anche la settimana scorsa da Napoli, in occasione della firma del «patto per la sicurezza» della città. L'incertezza della pena, ha detto in quell'occasione, è «un indulto non dichiarato che sta nelle maglie larghe della nostra legge». Un problema, ha spiegato Amato, che ha «molte cause ma su alcune di esse bisogna intervenire da subito», perchè «se c'è una cosa che sgomenta chi è vittima del crimine e anche chi lavora per fermarlo è proprio veder vanificato tutto questo lavoro». Ed ha aggiunto che ci sono «diversi aspetti della nostra disciplina processual-penalistica che devono essere toccati». Ad Amato risponde Mastella. «Anch'io ho partorito l'indulto con sofferenza, una sofferenza necessaria». ha detto il ministro della Giustizia Clemente.