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Legge elettorale, Bertinotti frena le voglie di Walter«Cominceremo a lavorare per modificarla quando ci sarà un consenso largo»

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Il confronto si è acceso in particolare sulla legge elettorale, tema che da mesi divide il centrosinistra. Se l'Ulivo insiste per modificarla, i «piccoli» del centrosinistra alzano la voce, da sempre timorosi di un ritorno al maggioritario. «Da parte nostra — assicura Prodi intervistato dal Gr1 — la necessità di nuove regole l'abbiamo più volte sottolineata, ma non vedo in questo momento una disponibilità dell'opposizione. Se ci fosse, noi sappiamo che le attuali regole vanno modificate. In particolare, la legge elettorale va certamente cambiata». Ma sulla legge elettorale il presidente della Camera Fausto Bertinotti sembra non avere alcuna voglia di accelerare: «Quella vigente è una cattiva legge. Il problema va affrontato con calma. Bisognerà realizzare una nuova legge con il massimo consenso possibile. Cominceremo quando ci sarà la condizione di poter lavorare con una presunzione di consenso largo». Bertinotti è consapevole che nell'Unione le posizioni sono molto distanti e sa che Rifondazione comunista, insieme alle forze più piccole della coalizione, vive come fumo negli occhi qualsiasi nostalgia maggioritaria. Contrariamente all'Ulivo e allo stesso Prodi. Ds e Margherita considerano infatti una priorità la riforma elettorale e la Quercia torna a sostenere la posizione dell'asse riformista sulla questione: sulle regole, e solo su quelle, bisogna ricercare le larghe intese. Ipotesi bocciata dal Pdci: il partito di Oliviero Diliberto non vede l'urgenza di modificare la legge e comunque, avverte il presidente dei deputati Pino Sgobio, «una riforma dovrà avere il benestare di tutti i partiti dell'Unione». Franco Giordano, leader del Prc, vede nelle accelerazioni uliviste la volontà di favorire la nascita del Partito democratico e non ci sta. Così anche Mauro Fabris (Udeur), che avverte: «Insistere serve solo ad alimentare tensioni, di cui non si sente il bisogno».

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