L'apertura
Anche se tutti hanno rimarcato l'impossibilità, per il momento, di dialogare con un governo che va avanti a colpi di fiducia. «Per aprire una stagione costituente è necessario che cambi il clima politico e questo può verificarsi solo con un altro governo. Il governo Prodi, pur con la risicatissima maggioranza al Senato, è conseguenza di una drammatica contrapposizione ed è dipendente dall'appoggio parlamentare delle forze più radicali, ideologicamente contrarie a intese politiche più ampie» dice Maurizio Ronconi dell'Udc, secondo il quale «un governo che vieta il confronto sulla Finanziaria in commissione, che si appresta a porre la fiducia sulla stessa Finanziaria, non contribuisce a creare le condizioni più idonee a un confronto pur istituzionale». Per Adolfo Urso di An Veltroni, ha «detto cose sagge» ma è Bertinotti «a dettare l'agenda del governo, come dimostrano le ambigue e ineffabili parole di Prodi che scarica sugli altri i suoi problemi». «Anche nel campo della riforma elettorale i cosiddetti riformisti dell'Ulivo sono impotenti perchè succubi dei diktat e degli interessi della sinistra massimalista». Quindi «è chiaro che solo un nuovo governo in un diverso quadro politico potrà aprire la stagione delle riforme». Dichiarazioni che richiamano la linea già anticipata domenica dall'azzurro Sandro Bondi che, in merito alle proposte di Veltroni aveva commentato: «Una Costituente e una nuova legge elettorale potrebbero scaturire solo dalla formazione di un governo istituzionale in grado di far uscire l'Italia dall'attuale pericoloso marasma».