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Il richiamo del Capo dello Stato

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«Preservare l'unità nazionale»

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Il Capo dello Stato Giorgio Napolitano lancia il suo monito in occasione delle celebrazioni della Giornata dell'Unità d'Italia e della Festa delle Forze Armate. Lo fa durante la cerimonia di consegna delle onoreficienze dell'Ordine militare e le sue parole infiammano subito il dibattito politico. A sinistra, infatti, il monito del Presidente della Repubblica viene letto come un forte richiamo nei confronti della Lega Nord (che si difende). E, mentre il premier Romano Prodi si dichiara «perfettamente d'accordo» con le cose dette da Napolitano, sperando che arrivi «il momento in cui non c'è neanche bisogno di dirle», gli altri partiti della Cdl applaudono al Capo dello Stato e, ad eccezione di Forza Italia, non gradiscono per nulla le argomentazioni del Carroccio. Con Napolitano si schiera pure Marco Follini che, un pò sconsolato, osserva in Italia si riesce a polemizzare anche su cose ovvie. Il Capo dello Stato prende la parola nella sala dei Corazzieri davanti centinaia di militari. «Celebriamo qui anche quest'anno - è il suo esordio - la triplice ricorrenza del 4 novembre: l'anniversario di una vittoria che segnò il conclusivo ricongiungimento con l'Italia di ogni sua parte, il giorno dell'Unità nazionale così pienamente conseguita e consolidata, e la Festa delle Forze Armate che sono state protagoniste del formarsi dell'Italia unita e ne presidiano oggi le conquiste storiche e il nuovo ruolo nel mondo». Quindi Napolitano mette in guardia dagli «antistorici conati di secssione» perché, spiega, «solo rafforzando la comune identità e l'effettiva coesione del paese, l'Italia può far valere, nel nuovo contesto globale, il suo contributo di nazione indipendente e pienamente partecipe del concerto delle nazioni europee». Il Capo dello Stato esalta quindi il ruolo dei nostri militari, in particolare di coloro che partecipano a quelle missioni all'estero che «discendono dalla lungimirante impostazione dell'articolo 11». Proprio per il ruolo che svolgono, però, secondo Napolitano, si deve puntare «su strutture razionali e al passo con i tempi» e conseguire «il più efficiente impiego delle risorse disponibili nelle difficili condizioni di bilancio e dell'assetto dello Stato». Ma più dell'esaltazione del ruolo delle Forze Armate, è «sui conati secessionisti» che si concentra tutto il dibattito politico. Immediata la reazione della Lega che, con Roberto Calderoli, replica: «L'unità nazionale non si difende con i proclami o insultando la secessione, ma la si tutela riconoscendo il federalismo». Diversa la reazione degli altri partiti della Cdl. Forza Italia difende Napolitano, ma anche il Carroccio. «Sono giuste la parole del presidente della Repubblica» è il commento del coordinatore nazionale Sandro Bondi che sottolinea, però, come «oggi nessuno nel panorama politico italiano coltiva l'idea di secessione, anzi in questi anni la Lega ha avuto il merito di propugnare la riforma dello Stato». In favore del capo dello Stato interviene Alleanza Nazionale che con Gianfranco Fini critica chi vuole «strumentalizzare» il suo monito: «Le parole del presidente Napolitano sono chiare e condivisibili da tutti». Polemica nei confronti dei leghisti, senza però risparmiare il centrosinistra, anche l'Udc. «Condividiamo i giusti richiami del presidente della Repubblica» dice il segretario Lorenzo Cesa. Mentre il portavoce Michele Vietti punta il dito contro «le reazioni stizzite» che «non servono a mettere in mora coloro che nel centrosinistra hanno contestato la festa delle forze armate e gli impegni internazionali dell'Italia». Compatto al fianco di Napolitano il centrosinistra. E se il presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera Luciano Violante (Ds) parla in un «richiamo fondamentale», Franco Monaco (ulivista vicino a Romano Prodi) attacca la Lega accusandola di «porsi fuor

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