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di GIANNI DI CAPUA ALLA fine sono (quasi) tutti contenti.

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E lo spettro dello sciopero generale s'allontana, ma non del tutto. Perché la revoca dell'astensione di 24 ore dei dipendenti pubblici, previsto per il 7 dicembre, avverrà solo dopo il via libera della Commissione Bilancio della Camera all'accordo raggiunto. A questo punto, però, potrebbe essere solo una formalità. La novità sostanziale dell'accordo firmato con il governo (all'incontro c'erano i ministri dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa e della Funzione Pubblica, Luigi Nicolais) è l'introduzione del termine perentorio di 55 giorni per l'entrata in vigore del contratto rispetto alla situazione passata in cui intercorrevano anche molti mesi dopo la firma dell'intesa. Nella Finanziaria, inoltre, aggiungono i sindacati, verranno stanziati 1,3 mld per il 2007 a favore del pubblico impiego. Questo accordo è un'iniezione d'ottimismo per l'Esecutivo, in grave affanno, l'accordo sarebbe di buon auspicio anzi, secondo il ministro Padoa-Schioppa fa sperare che «sia un momento di crescita per l'economia». «C'è un grande cambiamento» ha osservato Padoa- Schioppa, sottolineando inoltre l'importanza del rinnovo anche per la parte normativa. «Il discorso di riforma, di cui è permeata tutta l'attività del governo, ha nella produttività del settore pubblico un punto-chiave». Da Bologna gongola anche il premier Romano Prodi: «È un accordo importantissimo, perché tra l'altro chiude anche inadempienze e ritardi che abbiamo ricevuto dal passato». Secondo il presidente del Consiglio, l'accordo «dà una prospettiva seria non solo dal punto di vista contrattuale in senso stretto, ma anche su come riformare la pubblica amministrazione e aumentare la produttività. Ci sono impegni da entrambi i lati». «È sicuramente un grande passo avanti, nella linea che stiamo seguendo nella pubblica amministrazione. Con un disegno di legge abbiamo introdotto tempi certi per i cittadini, e oggi introduciamo tempi certi anche per i dipendenti pubblici», afferma il titolare del dicastero di Palazzo Vidoni, Nicolais. Che aggiunge: «Passiamo - ha precisato - da una legislazione che prevedeva termini ordinatori a una legislazione con termini perentori». Positiva la reazione anche dall'opposizione. «Il rinnovo del contratto per il pubblico impiego va nella direzione da me già indicata nel corso dell'ultimo rinnovo contrattuale» sottolinea il vice presidente del Senato, l'Udc Mario Baccini, che sino a sei mesi fa era il ministro della Funzione pubblica nel governo Berlusconi. «Non è chiara ancora però - rileva poi Baccini - la certezza dei tempi di approvazione definitiva, nè tanto meno la certezza delle risorse finanziarie messe a copertura. Certo è che ci è voluta una minaccia di sciopero generale per cominciare ad affrontare la questione, alla faccia della concertazione. Ora si proceda sulla strada della semplificazione amministrativa e si dia seguito alle politiche di riconoscimento del merito dei dipendenti e degli incrementi di produttività, che l'attuale Finanziaria non prevede». L'incontro ieri a Palazzo Chigi era iniziato comunque nel peggiore dei modi. I sindacati, entrando nella sede del governo, si erano dichiarati pessimisti sull'esito della riunione. Il segretario della Fps Tarelli, addirittura, se la prendeva con Padoa Schioppa: «Ha lavorato costantemente per rompere l'accordo. Nicolais aveva raggiunto con noi un'intesa a nome del governo, riferendoci che teneva costantemente informato il collega dell'Economia».

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