di DARIO CASELLI IL gran giorno è arrivato.
Archiviata la protesta dei taxisti e dei professionisti, il Governo si trova ora a dover combattere su un altro fronte, quello interno allo stesso centrosinistra. Un caso più unico che raro in cui la stessa maggioranza manifesta contro il proprio governo e che va ascritto alla ormai quotidiana guerriglia interna all'Unione tra riformisti e radicali. In realtà ufficialmente il tema della manifestazione è l'abolizione della Legge Biagi, della Bossi-Fini e della riforma scolastica firmata da Letizia Moratti, però è fin troppo evidente che il colpo va direttamente al Governo. Soprattutto alla sua immagine, in un momento delicato, quale quello sulla trattativa sulla Legge Finanziaria. Però a rendere davvero infuocato il clima è che al corteo, che partirà alle 15 da piazza della Repubblica, parteciperanno non solo le seconde linee, i militanti e simpatizzanti, ma i big del centrosinistra, quelli che lavorano gomito a gomito con Prodi. Quindi se non si è al paradosso poco ci manca. Fortunatamente per il Governo all'ultimo momento è stata scongiurata la partecipazione di ministri, visto che quello della solidarietà sociale Ferrero per evitare strumentalizzazioni ha deciso di non prendere parte al corteo. Ma i sottosegretari ed esponenti di primo piano della sinistra saranno lì in piazza. Così tra le prime file non sarà difficile scorgere il sottosegretario alle Finanze, Paolo Cento, oppure il viceministro agli Esteri, Patrizia Sentinelli, quello alle attività produttive Alfonso Gianni e i presidenti di Commissione di Camera e Senato, Folena e Salvi. E non mancheranno neanche i presidenti dei gruppi parlamentari di Verdi, Rifondazione e Comunisti Italiani, Palermi, Sgobio, Bonelli, Migliore, Russo Spena. A guidare il corteo il leader comunista, Franco Giordano. Un parter di primo piano. In realtà non è una novità che la sinistra scenda in piazza per protestare contro l'Esecutivo. Il primo episodio è del 27 giugno. Erano i giorni tumultuosi della votazione del decreto di rifinanziamento per le missioni in Iraq e Afghanistan ed insieme ai Cobas a manifestare per la pace sotto Palazzo Chigi c'erano anche i parlamentari di Rifondazione Comunista. Passano pochi giorni ed il 17 luglio continua l'offensiva pacifista degli esponenti dell'ala radicale della maggioranza protagonisti, stavolta, alla fiaccolata della pace per il Medio Oriente. Il 25 luglio è la giornata dei girotondini e del ministro, per l'occasione autosospeso, Antonio Di Pietro. Tutti uniti davanti a Montecitorio per contestare il Guardasigilli Mastella e il disegno di legge sull'indulto, che in quelle ore era in discussione alla Camera. Nuovo mese e nuova protesta. O meglio ipotesi di corteo. A farsene promotore il ministro Ferrero che davanti ad un'assemblea di rappresentanti dei diversi movimenti di lotta per la casa inneggiava allo sciopero: «Fate sentire la vostra voce» e «scendete in piazza non per il sostegno al governo». Non si ferma qui il ministro di governo e di lotta: «Quanto più ci saranno lotte, tanto più il governo sarà costretto ad ascoltare». Proposte che non cadono nel vuoto ed il 22 settembre Palazzo Chigi è circondato dagli inquilini sotto sfratto. In tutto oltre un centinaio e tra la folla le bandiere e gli esponenti di Rifondazione Comunista per chiedere al Governo una politica abitativa e la tutela del diritto di abitazione. Poco più di un mese ed il 29 ottobre in piazza, ma a Venezia, scende Massimo Cacciari, sindaco della città lagunare. Motivo della protesta la Finanziaria che per l'amministratore-filosofo penalizza Venezia e che «non mi piace perché qualche segnale più netto di sviluppo era possibile». Passa un giorno e stavolta protagonista è Piero Fassino, leader dei Ds, che anche se non scende tra i pensionati in corteo tiene a precisare: «Sono esigenze giuste alle quali noi non siamo insensibili. Ci sforzeremo di accoglierle». Tutto questo fino ad oggi. Per ora si protesta contro il precariato, domani chissà.