Il Cavaliere tenta alleanze impossibili
Andreotti si sfila: «Non so se voterò»
Prodi i senatori a vita. Al Senato è di nuovo mercato delle vacche. I due Poli sono pressappoco in parità e il governo rischia di cadere davvero stavolta se ricorrerà a un nuovo voto di fiducia. Il Cavaliere è in grande attività. Telefona, telefona, telefona. Chiama ovunque, non fa differenza. Chiama persino persone impensabili, come i comunisti. Sta cercando anche il comunista dissidente Fernando Rossi. Parla costantemente con Sergio De Gregorio, il fuoriuscito di Italia dei Valori che ha costituito un gruppo a sè, Italiani nel mondo. Parla con i senatori eletti all'estero, come Luigi Pallaro. Contatta i «margheriti» dissidenti, manda ambasciatori presso il presidente della commissione Esteri del Senato, Lamberto Dini. Insomma, è all'attacco. A caccia di voti. E dunque, se il Cavaliere attacca, Prodi si difende. E ha dato mandato ai suoi di controllare la situazione a Palazzo Madama. In maniera discreta e soprattutto senza usare pallottolieri, che tristemente lo fecero cadere nel '98. Ed è ovvio che si comporti così. La situazione è molto simile ad allora, quando la maggioranza era appesa a un filo che venne reciso quando un deputato, Silvio Liotta, conteggiato con la maggioranza, decise di cambiare parere nella notte e fece cadere il governo per un voto. Prodi lo sa, come sa perfettamente che la situazione al Senato è di assoluta parità. Anzi, l'Unione è sotto se il comunista Rossi decidesse di votare con l'opposizione. E sarebbe sotto di due voti se anche De Gregorio decidesse di dire no alla Manovra. E sarebbe sotto di tre se anche Pallaro dichiarasse la sua contrarietà. Per questo il premier deve pescare sui senatori eletti all'estero e garantirsi che i quattro di centrosinistra vadano tutti a votare. E potrebbe tornare in vantaggio di un voto. Troppo poco per andare alla lotteria dei sì e dei no. Basta un errore, un senatore che deve andare al bagno... La speranza è puntare su quelli a vita. Sono sette. Ma Ciampi non ci sarà, è rimasto troppo colpito dai fischi che si è beccato da quelli della Cdl. Andreotti è orientato verso il no («Non so, vediamo come arriva dalla Camera), Cossiga potrebbe esprimersi per il sì. La Levi Montalcini è difficile che si presenti. Gli restano Pininfarina, Colombo e Scalfaro: l'ultimo è sicuro, gli altri due in bilico. Poi ci sono i dissidenti. Tipo Dini. «No, Lamberto voterà a favore della Manovra, non c'è dubbio», spiega un esponente della Margherita vicino all'ex premier. Che aggiunge sibillino: «La fiducia è con voto palese, dunque tutti quelli del centrosinistra voteranno sì se l'esecutivo la mette. Però, prima del voto finale, ci possono essere voti segreti. E lì, nessuno controlla che cosa accade». E la Finanziaria, i rapporti interni alla maggioranza, s'intrecciano con altre questioni. A cominciare dal Partito Democratico. Il Professore accelera affiché si realizzi, ma le sue spinte finiscono per lacerare i Ds e sfasciare la Margherita. I dissidenti al partitone unico potrebbero lanciare qualche segnale attraverso i voti di Palazzo Madama. Insomma, l'ala moderata della coalizione si prepara a farsi sentire utilizzando la Finanziaria e il suo precario passaggio nell'Aula presieduta da Franco Marini. De Gregorio la mette in maniera diversa: «Al momento vedo difficile votare questa Finanziaria. Ma anche se passasse, il vero problema per la maggioranza arriverà subito dopo: a dicembre infatti scade il decreto sull'Afghanistan e bisognerà vedere che fare della missione». Il senatore ex dipietrista ed ex berlusconiano, primo vero sostenitore delle larghe intese, è insomma convinto che sulla permanenza dei nostri soldati a Kabul maturerà la prima vera rottura tra coalizione e sinistra radicale. Mentre invece il centrodestra potrebbe arrivare in soccorso, votando a favore della coalizione. E i due casi si intrecciano tra loro. Prodi deve prestare attenzione al fianco sinistro della sua coalizione, visto che l'ala radicale comincia a non tenere più il suo elettorato. Al punto che è costretta a scendere in piazza sabato manifesta