Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Dopo Fassino, anche Massimo sceglie «lotta e governo»

default_image

  • a
  • a
  • a

Già, proprio lui che sabato, lasciando villa Pamphili dopo il supervertice dell'Unione, aveva sottolineato come la missione della Finanziaria è «rimettere in moto l'Italia, farla tornare a crescere, offrire più opportunità alle imprese, alle famiglie, ai giovani». Neanche 48 ore dopo eccolo in piazza, al fianco dei pensionati che manifestano contro la Manovra, a spiegare che le loro «sono esigenze giuste alle quali noi non siamo insensibili, così come non lo siamo nei confronti alle istanze che arrivano dal ceto medio produttivo, come artigiani e insegnanti». Certo Fassino, forse colto da un pentimento tardivo, si era subito affrettato a spiegare che la sua presenza in piazza non era finalizzata a «contrastare l'azione del governo», ma piuttosto a «sollecitare» l'esecutivo, nella redazione della Finanziaria, a «tenere conto delle esigenze dei pensionati». Ma il dato politico resta, anche perché la «protesta» del segretario Ds sembra aver fatto scuola. Così, ieri, il ministro degli Esteri Massimo D'Alema si è spinto fino agli uffici dell'Ulivo alla Camera, dove stava per cominciare un incontro tra governo e maggioranza sulla Manovra, per portare un breve ma chiaro messaggio: i tagli alla Farnesina sono troppi. E, mentre il titolare dell'Università Fabio Mussi, che nelle scorse settimane aveva minacciato le dimissioni contro i tagli al suo dicastero, annuncia «che l'Università dovrebbe essere al riparo», il resto dei ministri non sta certo a guardare e si adopera per recuperare qualche soldo dopo che, il governo di cui fanno parte, ha ridotto anche i fondi che erano già stati stanziati. Insomma, sembra aver ragione Prodi quando, forse un po' ingenuamente, dichiara soddisfatto che questa Finanziaria «scontenta tutti» e, quindi, è una buona Manovra. Il punto è che i primi ad essere scontenti sono proprio coloro che, al contrario, dovrebbero difendere il testo che hanno contribuito a scrivere. E così, ancora una volta, l'Unione rivive il suo eterno paradosso, quello di una coalizione che, anche se al governo, non riesce a resistere al richiamo della piazza. In attesa di sapere cosa succederà intorno alla Manovra, la «sinistra di lotta e di governo» è pronta ad aprire un altro fronte. Aumenta, infatti, il numero di sottosegretari che domani sarà in piazza a Roma per partecipare al corteo anti-governativo contro la precarietà. Nonostante l'attacco lanciato dai Cobas al ministro del Lavoro Cesare Damiano, hanno assicurato la loro presenza il sottosegretario al Lavoro Rosa Rinaldi, quello allo Sviluppo Economico Alfonso Gianni, Gian Paolo Patta (Sanità) e Paolo Cento (Economia). Oltre al presidente della commissione Giustizia del Senato Cesare Salvi e a numerosi esponenti della maggioranza. «Ognuno è libero di decidere e di fare i conti con le sue contraddizioni» è stato il commento di Damiano. Il ministro forse non ricorda, però, che nel 1998 contraddizioni come queste (a quel tempo la battaglia riguardava le 35 ore e la riforma dello stato sociale) furono fatali al primo governo Prodi.

Dai blog