Mediaset, Berlusconi accusato di corruzione insieme con l'avvocato David Mills
L'ex premier dovrà rispondere di corruzione in atti giudiziari con l'avvocato inglese David Mills, marito separato del ministro del governo Blair Tessa Jowell, per la vicenda di quei 600 mila dollari che i pm Alfredo Robledo e Fabio De Pasquale ritengono che il legale inglese abbia ricevuto per tacere quanto sapeva nei processi per la corruzione nella guardia di finanza e in quello All Iberian. A decidere che i due imputati debbano essere processati è stato, dopo un'udienza caratterizzata da una serie di piccoli colpi di scena, il gup Fabio Paparella, il quale ha già rinviato a giudizio Berlusconi e altri, compreso il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, per presunte irregolarità nella compravendita di diritti televisivi e cinematografici da parte del gruppo di Cologno, al termine del procedimento principale. Era stata da quest'inchiesta, in cui le accuse vanno dal falso in bilancio all'appropriazione indebita, al riciclaggio, che era nato il procedimento che ha visto ieri il rinvio a giudizio del leader della Cdl e di Mills. Immediate le reazioni del mondo politico. Con Forza Italia che accusa i magistrati di usare le inchieste per fini politici e il centrosinistra che invece si schiera accanto ai giudici. Il primo a commentare è Paolo Bonaiuti, portavoce del leader di Forza Italia: «Il processo di Milano? È un'altro colpo basso contro Silvio Berlusconi che non ha niente a che fare con la giustizia e molto con la politica». «Più che la culla del diritto — dice Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore di Forza Italia — dopo il rinvio a giudizio di Berlusconi per il caso Mills, addirittura in pendenza di un giudizio in Cassazione per la ricusazione proprio del giudice per l'udienza preliminare, l'Italia sembra diventata la tomba del diritto. È chiaro che una parte della magistratura non può badare a sottigliezze come le norme e i codici quando sul terreno della politica è in corso una battaglia durissima e l'attuale governo versa in pesanti difficoltà». Per Renato Schifani, capogruppo di Forza Italia al Senato, «la verità è che quello di oggi è l'ennesimo polverone, creato ad arte al ritmo di uno a settimana, per distrarre l'opinione pubblica dai disastri di una Finanziaria che i cittadini stanno sonoramente bocciando ogni giorno. Un giudizio senza rinvio da parte degli elettori che per Prodi è già una condanna». Secca la replica del responsabile Giustizia dei Ds Massimo Brutti: «Noi non entriamo nel merito delle vicende giudiziarie in cui è coinvolto l'onorevole Berlusconi. Lasciamo che si occupino delle contestazioni a suo carico i giudici e naturalmente i suoi avvocati difensori anche se, peraltro, sono pure membri del Parlamento. Sentiamo però il dovere di segnalare all'opinione pubblica un fatto grave e scandaloso: da parte di esponenti di vario livello del partito di FI si è scatenato, come in altre occasioni, un attacco ai magistrati che trattano il processo nei confronti di Berlusconi. Essi sono accusati di tradire la loro funzione istituzionale, di strumentalizzare il proprio ruolo. Tutto ciò non è critica alle decisioni giudiziarie ma pura e semplice denigrazione. Si delegittima così l'ordine giudiziario e gli attacchi politici ne mettono in discussione l'indipendenza». Franco Giordano, segretario di Rifondazione, parla invece di conflitto di interessi: «Vogliamo aspettare l'esito della vicenda giudiziaria nel totale rispetto dell'autonomia della magistratura ma emerge in modo sempre più evidente il tema del conflitto di interessi che è un problema strutturale del nostro Paese».