Berlusconi: «La loro Manovra consiste nello schedare le gente e aumentare le tasse»
Non usa mezzi termini il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, nei confronti di una manovra economica che di «sociale» ha ben poco. Lo ha fatto davanti a centinaia di persone che hanno partecipato alla manifestazione ad Arconate contro la manovra alla quale erano presenti, fra gli altri l'ex sottosegretario Valentina Aprea, il commissario milanese di FI Luigi Casero, Massimo Garavaglia della Lega Nord e Giuseppe Valditara di An. «Il loro criterio, la loro missione - ha spiegato l'ex premier - è quella di togliere a quelli che ritengono ricchi. Per dare a chi ha meno? - chiede Berlusconi - Non hanno fatto nulla di politica sociale. La politica sociale l'abbiamo fatta noi nei limiti consentiti dai conti dello Stato e da un buco di 38 mila miliardi di lire che loro ci hanno consegnato, mentre noi abbiamo consegnato conti in ordine e 28 mila miliardi di vecchie lire in più in entrate dell'erario». «Una pianta - ha concluso - non può cambiare all'improvviso i frutti che dà. E noi li stiamo vedendo: sottomissione dei cittadini, schedatura dei cittadini, più tasse, invidia sociale, rancore e odio verso coloro che considerano ricchi». La speranza, per il leader degli azzurri è che la manovra economica, sulla quale è stata posta la fiducia al Senato non passi. Una speranza, però affievolita dalla «voglia di restare al potere - sostiene Berlusconi - che è forte e quindi può darsi prevalga». Resta comunque il fatto che «la manovra scontenta un po' tutti. Molti della sinistra non ne condividono i contenuti e non ha messo al centro lo sviluppo e la crescita come è necessario e non ha tagliato come era doveroso l'inefficienza e gli sprechi». I toni e le critiche mosse dall'ex premier ad Arconate sono solo il primo passo verso un'opposizione che si farà sempre più dura e, soprattutto, visibile all'elettorato. A partire dalla grande manifestazione nazionale della Cdl che si terrà «molto probabilmente» a Roma, come annunciato dallo stesso Berlusconi, il 2 dicembre. «Tutti i nostri elettori chiedono di dare vita a un atto collettivo di opposizione - afferma ancora Berlusconi - e non ci sono solo i gazebo già messi in tante città e manifestazioni in previsione in teatri e luoghi coperti di tutti i capoluoghi nelle prossime settimane». Una grande manifestazione «contro il regime e per la libertà, temo infatti - ha confessato ancora il leader di FI - un futuro illiberale, magari autoritario per l'Italia, come nel 1994 quando decisi di lasciare la carriera dell'imprenditore perché ero preoccupato del futuro del mio Paese e vedevo per il mio Paese un futuro illiberale, confuso, magari anche autoritario, come lo vedo anche adesso». L'accenno è per invitare tutti a un impegno politico, a partire dai nuovi circoli per la libertà ed è anche una stoccata al centrosinistra. «I signori della sinistra - ha infatti incalzato - pensano che noi non abbiamo diritti, pensano che sia lo Stato a concederli ai cittadini e ritengono che possa decidere di limitarli se è nel suo interesse, come ad esempio per la privacy. In realtà, non c'è interesse dello Stato, ma di chi occupa il potere nello Stato, dei partiti che hanno il potere». In realtà, però, secondo Berlusconi «non c'è interesse dello Stato, ma di chi occupa il potere nello Stato, dei partiti che hanno il potere, c'è l'interesse dei capi dei partiti perché la storia della sinistra è fatta di vittime e omicidi, di cui sono esempi i Gulag in Unione Sovietica o le uccisioni volute da Mao in Cina».