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di LUIGI FRASCA MENTRE a Villa Pamphili Romano Prodi fa giurare la maggioranza di sostenerlo per cinque ...

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Vogliono entrambe mandare a casa il Professore, spiega il leader dei centristi, ma lo fanno in modi, attraverso toni e con strategie, del tutto diverse. «Una è vera, insidiosa, senza sconti e promette battaglia in Parlamento, l'altra invece, al di là degli strepiti, rischia di essere di comodo», dice l'ex presidente della Camera al popolo dell'Udc riunito ieri pomeriggio a Roma. Una nuova stoccata al resto della Cdl che, per tutta la giornata, aveva manifestato in giro per l'Italia il suo «no» alla Finanziaria. Ma Casini preferisce usare altri toni. Nessuno sconto al governo — («saremo oppositori implacabili») rassicura i suoi che lo ascoltano — ma l'arena della battaglia deve essere il Parlamento e non la piazza. Il leader centrista ribadisce il sì al dialogo, a partire dalla riforma delle pensioni («è inevitabile») e dai temi dell'immigrazione. Basta con la demagogia, che «sia di destra o sinistra», bisogna «guardare al futuro», sottolinea. Senza che questo voglia dire dimenticarsi la propria storia, che è fondamentalmente la difesa dell'italianità e del dna cattolico. Ma soprattutto Casini rivendica l'orgoglio di essere italiani, marcando così ancora una volta la distanza dagli alleati e dalla piazza di Vicenza. La manifestazione è aperta non a caso sulle note dell'Inno di Mameli, cantato in coro e tutti in piedi. E il leit-motiv è il tricolore: ne brandisce uno in formato mini il leader del partito mentre parla, ne sventolano alcune decine dagli spalti, perchè l'Udc non vuole confondersi con un centrodestra che «si sente schiavo del Po e fischia l'Inno nazionale», mette in chiaro Casini. Poi, tocca un altro tasto sensibile dell'asse del Nord FI-Lega: «Guai a un centrodestra che che sollevasse la bandiera dell'evasione fiscale. Chi evade è un ladro contro i cittadini onesti. È una questione morale: non si ruba allo Stato, ma al compagno di classe». In serata Bossi ha replicato al leader Udc a margine di un comizio a Pramaggiore, vicino a Venezia: «L'opposizione incisiva in parlamento la fanno tutti, non solo Casini». Il problema, secondo il segretario della Lega Nord è che «se si hanno gli uomini si può andare in piazza, se si ha invece un partito piccolo e inesistente con una percentuale da prefisso telefonico non si può scendere in piazza e quindi è inutile nascondersi dietro un dito. Chi ha il partito e la forza popolare va anche in piazza oltre a fare l'opposizione in Parlamento». Bossi ha attaccato anche la Finanziaria, realizzata «contro il nord», e la riforma del Tfr «fatta per danneggiare e far chiudere le medie imprese del nord. Una volta passato all'Inps i lavoratori si scordano di riavere il Tfr. Lo sappiamo tutti che l'Inps è pieno di debiti». E per contestare la Manovra ha annunciato che la Lega dovrà «fare la marcia su Roma», che ha anche annunciato che la «La Lega farà una battaglia in aula e sulle strade». A questa finanziaria si è arrivati, secondo Bossi, da un errore, «quello di aver perso le elezioni». Infine un attacco all'Islam, di cui «penso tutto il male possibile». «Sarebbe meglio - ha sottolineato - se rimanessero a casa loro, questo non è un paese che può accogliere tutti».

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